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Atenei occupati, altro che studenti pacifisti: danni per oltre 600mila euro

Pietro De Leo
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Il prezzo della democrazia, si dirà. E no, è tutt’altro. È il prezzo dell’intolleranza, della sopraffazione, della barbarie intellettuale in un centro dove in teoria si dovrebbe trasmettere la conoscenza che è base per la libertà. Parliamo dei danni inflitti agli atenei da settimane di occupazioni questa primavera, dei pro -Palestina, agglomerati di attivisti dei collettivi studenteschi, estremisti di sinistra. Iniziative da cui si lanciavano slogan perfettamente sovrapponibili con quelli di Hamas, in cui si affacciavano personaggi improbabili per il luogo (per esempio l’Imam che tenne un sermone all’Ateneo di Torino) o addirittura ferri vecchi dell’eversione di epoche passate (Roma). Ma tra un imbrattamento e un atto vandalico, ecco che il conto fa sommare centinaia di migliaia di euro, arrivando con ogni probabilità a toccare circa 600mila euro.

 

 

 

Partiamo da La Sapienza, dove la mobilitazione ha avuto dei picchi preoccupanti (tipo gli scontri con le forze dell’ordine nel tentativo di impedire al Senato Accademico di deliberare sulle collaborazioni con gli Atenei israeliani). All’inizio di giugno, la rettrice Antonella Poli meni, in una lettera ai docenti e al personale dell’Ateneo, spiegava: «A fine maggio i danni causati da atti vandalici all’interno dell’Università La Sapienza ammontavano a 330 mila euro, ma la violenza è proseguita e i danni sono aumentati». E anzi, gli episodi di vandalismo «non hanno risparmiato alcun edificio all’interno della città universitaria, compresa la Cappella e gli spazi dedicati ai servizi per le studentesse e gli studenti con disabilità o DSA». Alla faccia dell’attenzione verso i più deboli. A Venezia, invece, appena qualche giorno fa l’antico portone dell’Università Ca’ Foscari è stato imbrattato con della vernice rosso sangue, e sulle mura del palazzo sono state impresse scritte come "Palestina Libera" e Ca’ Foscari complice del genocidio. Non sono state risparmiate anche altre sedi dell’Ateneo. Danni quantificati sugli 80mila euro circa. E in realtà già all’inizio di quest’anno si erano verificati episodi simili. La rettrice Tiziana Lippiello ha osservato che le risorse che vanno impiegate per la riparazione dei danni corrispondono «a decine di borse di studio designabili a studentesse e studenti».

 

 

 

Sempre in Veneto, all’università di Padova, una stima si aggirava attorno ai 100mila euro. E all’inizio del mese si è concluso il ripristino degli ambienti danneggiati all’Ateneo di Torino, che ha subito 40 giorni di occupazione. Il Rettore ha parlato di «svariate migliaia di euro» di danni (realisticamente alcune decine di migliaia), soprattutto imbrattanti ma anche danneggiamenti agli infissi e mobili. Il sindaco del capoluogo sabaudo, il Pd Stefano Lorusso, ha osservato: Nnoi dobbiamo tutelare gli spazi della democrazia anche quando sono portatori di idee che magari possono non essere condivise. Il confine che non deve mai essere valicato sta negli atti di vandalismo e danneggiamenti. Ogni volta che danneggiamo un bene pubblico stiamo di fatto producendo un danno economico, sottraendo risorse pubbliche ad altre funzioni, senza che questo aggiunga nulla al merito della protesta». Parole senz’altro di buonsenso. Chissà come risuoneranno alla leader Pd Elly Schlein. La Segretaria, infatti, poco prima delle elezioni europee tenne un webinar con una delle esponenti della protesta. Mentre quest’ultima invocava il prosieguo dell’«intifada studentesca», Schlein annuiva. Una reazione molto grave, considerando quanto accaduto negli scorsi mesi. 

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