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Naufragio di Cutro, indagano gli agenti invece degli scafisti

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Giuseppe China
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Per completare le indagini sulla strage di Cutro, dove il 26 febbraio 2023 sono morte 98 persone tra cui 35 bambini, è servito poco meno di un anno e mezzo. È stata sufficiente, invece, una giornata per trovare il capro espiatorio di quella tragedia: le forze dell’ordine. Ai pasdaran degli sbarchi a ogni costo sono bastate alcune delle parole utilizzate dai magistrati della Procura di Crotone per dare addosso ai sei indagati. A cui ieri è stata notificata la chiusura dell’indagine: sono tutti appartenenti alle forze dell’ordine e per la precisione si tratta di quattro membri della guardia di finanza e due della guardia costiera: nel dettaglio si tratta di Giuseppe Grillo, Alberto Lippolis, Antonino Lopresti, Nicolino Vardaro, Francesca Perfido e Nicola Nania. Accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

Gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Capoccia, hanno messo nero su bianco che la «strage si poteva evitare». Sotto la lente di ingrandimento dell’accusa ci sono i comportamenti degli indagati, i quali se fossero stati «diligentemente tenuti avrebbero certamente determinato l’impiego di assetti della guardia costiera per l’intercetto del natante, sicuramente idonei a navigare in sicurezza».

 

Parole, come detto, che hanno fornito il pretesto perfetto ai predicatori dell’accoglienza. Tra i primi ad esprimersi il segretario del Pd, Elly Schlein: «Le vittime del naufragio di Cutro, dunque, si potevano evitare se le autorità preposte avessero agito secondo dovere. Chiediamo verità e giustizia da quando, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, si è consumata una delle più grandi tragedie per numero di morti, qui, sulle nostre coste. Stiamo ancora aspettando che il ministro Piantedosi (Matteo, titolare del dicastero dell’Interno, ndr) risponda alla domanda che facciamo dal giorno del naufragio: perché non sono partiti i mezzi di soccorso più adeguati della guardia costiera? Il Governo tace da allora, ma non ci fermeremo e continueremo a pretendere di sapere la verità». Toni e contenuti simili li ha usati il leader di +Europa Riccardo Magi: «È certamente importante accertare le eventuali responsabilità personali, ma è altrettanto doveroso individuare le enormi responsabilità politiche alla base del mancato intervento di salvataggio. È stato fatto tutto quanto in potere delle autorità italiane per evitare quella strage? Lo chiedemmo in Aula alla presidente Meloni nei giorni immediatamente successivi alla strage di Cutro. La risposta è no».

Reazioni opposte si sono registrate tra alcuni membri dell’esecutivo. «Grande rispetto perla magistratura, ne difendo operato e indipendenza. Allo stesso modo - ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - difendo con convinzione l’operato di guardia di finanza e della capitaneria di porto certo che hanno sempre agito esclusivamente per il bene pubblico come fanno ogni giorno insieme alle altre forze di polizia». Sulla vicenda è intervenuto anche il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini: «Non solo rischiano ogni giorno la loro vita per salvare il prossimo, ma corrono addirittura il rischio di essere arrestati in caso di disgrazia. Il mio incondizionato sostegno ed il mio abbraccio a donne e uomini della guardia costiera e della guardia di finanza, così come a (...) ogni altra forza armata e dell’ordine». Il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, continua a non darsi pace per quanto successo: «Non mi consola il fattto che troviamo un capro espiatorio per la strage di Steccato di Cutro. Tutto questo non farà ritornare in vita i 98 morti».

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