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Milano, la minaccia della Moschea di via Padova a Milano: "Ci saranno altri 7 ottobre"

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Dopo la Moschea di viale Jenner, la seconda puntata dell'inchiesta di Klaus Davi è stata realizzata in via Padova a Milano presso la Moschea, il cui Imam è stato premiato con l’Ambrogino d’Oro nel 2009. Il giornalista ha percorso in lungo e in largo l'arteria di Milano realizzando numerose interviste a fedeli e frequentatori del centro islamico. Gli intervistati (arabi di origine algerina, tunisina, marocchina, senegalese) hanno rivolto forti critiche allo Stato di Israele e alla sua politica. Quella del 7 ottobre viene definita come un'azione di resistenza, di ribellione alla dittatura israeliana giustificata nei modi.

 

 

 

 

«Gli israeliani non sono civili, sono tutti militari anche i piccoli, i loro bambini vanno a imparare a sparare a noi», afferma uno di loro. «Il 7 ottobre un bambino – racconta un giovane palestinese – è stato ucciso per sbaglio. Lei ha visto come sono tornati gli ostaggi israeliani da Hamas? Quando son tornati in Israele erano felici, sorridenti, tranquilli, dicevano che Gaza li ha trattati bene; i nostri ostaggi palestinesi che stanno in Israele come tornano? Tornano traumatizzati con evidenti segni di tortura». «Israele non ha alcun diritto di esistere. Quello è Stato di Palestina – ribadisce un terzo – Israele deve sparire dalla faccia dalla terra». «È un cosiddetto “Stato” nato nel ’48, prima Israele non esisteva, non è mai esistito e credo che non esisterà mai», sentenzia un altro. «Non chiediamo scusa per niente, loro devono chiedere scusa per i milioni di palestinesi che hanno ucciso, da 75 anni ci stanno massacrando. Il 7 ottobre è solo l'ultimo evento che è uscito e ce ne saranno altri – affermano all’unisono – Non c'è futuro per Israele, esiste solo un futuro per lo Stato palestinese».

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