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Caso Bozzoli, “la latitanza non paga mai”. Il criminalista smonta i sogni dei fuggitivi

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Il caso di Giacomo Bozzoli “conferma che il crimine e la latitanza non pagano, mai. È una regola dalla quale non si può sfuggire. La fuga, prima o poi, si ferma contro un paio di manette. Pressoché infallibile, seppur talvolta lenta, la macchina delle ricerche delle forze di polizia è davvero inesorabile”. E’ questo il commento fatto all’Adnkronos dallo scrittore noir e avvocato criminalista Gianluca Arrighi, che si sofferma sul tema dopo che le forze dell’ordine hanno trovato Bozzoli nascosto in un cassettone di casa sua: “Ad oggi sono circa 60 i latitanti ancora in libertà, un numero davvero esiguo rispetto alle centinaia di ordini di carcerazione emessi ed eseguiti ogni giorno dall’autorità giudiziaria italiana. La maggior parte degli attuali latitanti, inoltre, appartiene o è affiliato alla criminalità organizzata, l’unica che riesca a garantire una rete sufficiente di fiancheggiatori e coperture. In ogni caso, tuttavia, mi preme sottolineare che la latitanza, oltre ad essere ineluttabilmente destinata al fallimento, non sia mai ’rosea’ come spesso si legge nei romanzi gialli o si vede nei film polizieschi”.

 

 

“L’era tecnologica dei nostri giorni, inoltre, ha reso davvero dura l’esistenza dei fuggitivi. Bozzoli, ad esempio - osserva Arrighi - è stato trovato nascosto dentro un cassettone del letto matrimoniale della sua abitazione dopo una rocambolesca fuga, tra Italia e Spagna, durata appena dieci giorni. Sparire e rendersi invisibili non è facile, come forse lo era sino a quaranta o cinquant’anni fa. Perennemente in fuga, con il terrore di lasciare tracce digitali ovunque, dai versamenti ai tabulati telefonici, browser e Gps. Consapevoli che oggi chi accede alle tue orme del cyberspazio, può tracciare i tuoi movimenti in pochi minuti. Per non parlare poi delle decine di milioni di telecamere a circuito chiuso attive solo in Europa. È una vita da incubo, oggi, quella del fuggitivo. Al punto tale che, spesso, il latitante – la chiosa dell’esperto - vive la propria cattura quasi come un sollievo”.

 

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