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Alex Marangon, chi sono gli sciamani italiani: magie e sostanze, più paghi e più viaggi

Alessio Buzzelli
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Riti magici, sciamani in estasi, contatti col divino, espansione dello spirito, guarigione del corpo e dell’anima e promesse di viaggi ultrasensoriali attraverso i quali comunicare con l’invisibile, magari grazie all’aiuto di potenti sostanze alteranti. Se qualcuno pensava che cose di questo tipo fossero poco più che folklorici retaggi di un immemorabile passato dell’essere umano o al massimo antiche pratiche ancora in uso solo presso qualche comunità sperduta nei meandri più remoti del globo, ebbene quel qualcuno si sbaglia. E di grosso.
Oggi lo sciamanesimo è vivo e lotta in mezzo a noi – come la recente, tragica storia del giovane Marangon ha dimostrato –, anche, e forse sopratutto, in quello che chiamiamo "primo mondo". Italia compresa, ovviamente. Anzi, si potrebbe persino affermare che le pratiche neo-sciamaniche da queste parti stiano vivendo una vera e propria rinascita; e se è vero che esse esistono dalla notte dei tempi, è altrettanto vero che solo ora, nella nostra società post-storica e disperatamente affamata di esperienze e trascendenze attraverso le quali cercare di riempire incolmabili vuoti, stanno tornando alla ribalta dopo secoli di oblio.

Un fenomeno carsico e poco evidente in superficie, che però prospera proprio là dove l’uomo comune non se lo aspetterebbe. A Milano, Bologna, Firenze e Roma è tutto un fiorire di guaritori e sciamani, di associazioni e comunità in cerca di adepti da iniziare a viaggi trascendenti alla ricerca di connessioni con la natura e mondi lontani attraverso strani riti fatti di danze, preghiere e uso di sostanze psicoattive o "enteogene", spesso derivate da piante o funghi dagli effetti psicotropi.

 


Corsi, ritiri spirituali, seminari: ce n’è per tutti i gusti, basta cercare. E pagare.
Nella Capitale c’è ad esempio chi propone corsi individuali di «divinazione sciamanica» nei quali poter imparare «antiche tecniche di divinazione degli sciamani e una nuova saggezza dalle piante, pietre, nuvole, fiumi» al tutto sommato contenuto costo di 40 euro l’ora. Ancora chi propone ritiri giornalieri durante i quali «viaggiare fuori da noi stessi verso il divino» a 150 euro e chi invece offre esperienze più strutturate, «ritiri misitici» della durata di più giorni, accompagnati nientemeno che da un’equipe di "specialisti", tra cui non meglio specificati «terapeuti, facilitatori (?), sciamani e medici tradizionali della foresta amazzonica».

In questi casi, va da sé, il prezzo lievita, e non di poco: due notti di ritiro a Roma vengono 500 euro, tre notti arrivano a costare 700 euro.
Notti in cui, oltre allo svolgimento di atavici riti e danze ancestrali, i partecipanti possono assumere anche diverse sostanze psicoattive, parte fondamentale di ogni rito sciamanico che si rispetti, perché necessarie a raggiungere quello stato di alterazione di coscienza senza il quale sarebbe impossibile mettersi in comunicazione con mondi paralleli e divinità varie (d’altra parte, chi in condizioni di lucidità parlerebbe con un albero o con un sasso?). I gruppi sciamanici li chiamano eufemisticamente «rimedi ancestrali» necessari per raggiungere il giusto stato di trance ed estasi; in realtà altro non sono che alcune delle sostanze psicoattive più antiche e potenti presenti in natura: peyote, funghi allucinogeni come l’amanita muscaria (detto anche "ovolo malefico"), secrezioni di alcune rane e, soprattutto, l’ormai famigerata hayahuasca.

 

Tali rimedi in Italia sono illegali, così chi li propone ne parla in modo criptico e quasi in codice: ora sarà «una sostanza estratta dai semi di un albero che porta ad un’espansione della coscienza», ora «un rimedio naturale che porta a una vigile trance durante la quale connettersi col divino», ora «la pianta che facilita l’espansione della coscienza, spalanca le porte del cuore a una connessione totale con l’amore» e che, addirittura, «ci mostra scorci di divino in tutto il creato». Il tutto si dovrebbe svolgere, si legge, sotto la supervisione di uno o più sciamani "professionisti", figure per lo più opache a dire poco, che avrebbero il compito di supervisionare il corretto svolgimento del rito e di vigilare sulla salute dei partecipanti. Purtroppo però, a volte le cose vanno storte, e non c’è da stupirsi: si tratta di sostanze potentissime, pericolose e dagli effetti impossibili da controllare, specie da chi per mestiere vende un colloquio privato con Dio. Previa lauto pagamento, naturalmente.

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