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Borsellino, i figli citano Palazzo Chigi e Viminale come responsabili civili per il depistaggio

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Si è aperta questa mattina a Caltanissetta l’udienza preliminare nei confronti di quattro poliziotti accusati di depistaggio nell’ambito delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Indagati Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che fecero parte del pool investigativo «Falcone Borsellino». Troppi i loro «non ricordo», pronunciati l’uno dopo l’altro, durante il processo di primo grado nei confronti di altri tre agenti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio. Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara (oggi sostituito dall’avvocato Riccardo Lo Bue). In aula erano presenti, Vincenzo Maniscaldi e Giuseppe Di Gangi. A sostenere l’accusa il Pm Maurizio Bonaccorso. 

 

 

A chiedere la costituzione parte civile, davanti al gup, David Salvucci, i figli del giudice, Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino, assistiti dagli avvocati Trizzino e Vincenzo Greco, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia, Salvatore, assistito dall’avvocato Fabio Repici, i familiari delle vittime e coloro che sono stati accusati ingiustamente e poi scarcerati per la strage di via D’Amelio. Tutti hanno chiesto la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno. L’avvocato Giuseppe La Spina, si è costituito parte civile per la Presidenza del Consiglio dei ministri e per il ministro della Giustizia anche quale danneggiato dal reato, e per il ministero dell’Interno soltanto quale parte offesa. Il gup si è riservato di decidere e ha fissato la prossima udienza per il 19 settembre.

 

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