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Italia sempre più antisemita, quadruplicati i reati d'odio: i dati choc

Tommaso Manni
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Da ottobre a giugno registrati 406 casi di antisemitismo, di cui 57 riferiti a crimini d’odio e 200 a istigazione all’odio razziale. Per dirla in breve, gli eventi sono addirittura quadruplicati o meglio sono aumentati del 400%. A denunciarlo il generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. «Vediamo - dichiara - in commissione Segre - una riesplosone del fenomeno, da mettere in relazione con i grandi eventi del mondo che hanno risvegliato un ingiustificato negazionismo. E qui c’è un pregiudizio latente che si ripropone, facendo leva sulla mancanza di conoscenza di parte del mondo».

 

 

Il fenomeno, secondo l’esperto, infatti, si presenta sotto nuove forme. La sottostima delle segnalazioni, under reporting, ad esempio, costituisce un problema da risolvere. «Il 79% degli ebrei intervistati - spiega Angelosanto - non ha segnalato l’episodio più grave di cui è stato vittima. Dobbiamo offrire una varietà di canali per permettere di aumentare le segnalazioni». Solo nelle scuole di secondo grado e nelle università, secondo il rapporto Ugei (Unione giovani ebrei italiani), oltre l’80% degli studenti ritiene che sia un aumento l’antisemitismo. La maggioranza dei ragazzi, circa 6 su 10, ha cambiato le abitudini di vita per sentirsi al sicuro. Per l’osservatorio del Cdec, il 9% degli italiani è moderatamente antisemita, mentre il 10% lo è fortemente. La banalizzazione della Shoah coinvolge il 33% dei nostri connazionali, mentre il 30% ha un atteggiamento che tende a sminuire o negare la Shoah». Pericoli in tal senso arrivano anche dal web. «Bisogna intervenire sulla rete - sottolinea il generale - contro l’antisemitismo dilagante perché questo potrebbe avere anche conseguenze drammatiche sull’Intelligenza artificiale generativa (Artificial Generative Intelligence). Il sistema generativo potrebbe esser fuorviato da siti negazionisti o vicini addirittura a gruppi islamisti».

 

 

Soddisfazione su come il governo si stia approcciando al tema, intanto, arriva dalla senatrice a vita Liliana Segre, che ritiene esaustiva la presa di distanza della premier sul caso Fanpage. «Sono molto lieta - evidenzia - che la Presidente del Consiglio sia intervenuta. Penso che, essendo una persona molto intelligente, abbia capito che la sua prima reazione fosse sbagliata. Evidentemente si è resa conto che, indignandosi per l’indagine giornalistica in sè e non per i misfatti scoperti, abbia dato l’impressione che preferisse tenere segrete queste malefatte». Senza alcuna esclusione di colore, la politica, comunque, si dichiara preoccupata rispetto a un qualcosa che rischia di diventare una vera e propria emergenza. Per Sabrina Licheri, segretaria in Commissione Antidiscriminazioni «ognuno deve fare la sua parte per contrastare il dilagare del fenomeno». A preoccupare Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva, è «come la crescita avvenga in un quadro di sostanziale indifferenza».

 

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