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Strage di Erba, “assassini ancora in giro”. Azouz Marzouk è incredulo

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La parola fine sulla strage di Erba? "Vorremmo che le vittime potessero riposare in pace e confidiamo che oggi sia finito questo rimestare le stesse carte, perché di prove nuove non ce ne sono"., ha commentato Massimo Campa, legale dei fratelli Castagna, dopo che i giudici di Brescia hanno respinto la richiesta della difesa di riaprire il processo in cui sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. "Ho sentito i miei clienti, Beppe e Pietro erano insieme, e la parola che li rappresenta è ’sollievo', ora possono cercare di girare pagina. Noi avevamo fiducia, non avevamo paura della verità, non avevamo dubbi", afferma il legale.

 

 

La riapertura del caso era stata chiesta dal procuratore di Milano Cuno Tarfusser, convinto che i coniugi siano stati condannati ingiustamente. Le evidenze e le argomentazioni presentate tuttavia non hanno convinto la procura. "Siamo soddisfatti perché sono state accolte le nostre richieste. Gli atti giudiziari bisogna studiarli dalla A alla Z e saperli leggere e tanti che hanno commentato questa vicenda non lo hanno fatto", afferma il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli dopo che la seconda sezione della corte d’Appello ha decretato l’inammissibilità dell’istanza di revisione della sentenza.

 

 

Tuttavia uno dei protagonisti di quei drammatici giorni è convinto che "gli assassini sono ancora in giro", ha detto Azouz Marzouk dopo la sentenza che di fatto conferma l’ergastolo per Olindo e Rosa. "Sono deluso, io resto convinto che non siano stati loro. Finché non verranno riaperte davvero le indagini resto della mia idea", ha detto il padre e marito di due delle quattro vittime della strage di Erba a caldo. Azouz, parte civile ma convinto dell’innocenza dei condannati, a chi gli chiede se è il momento di chiedere scusa ai fratelli Castagna, replica: "Non li conosco". Intanto i legali di Romano annunciano già di impugnare il dispositivo: "È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione", afferma Fabio Schembri, uno dei difensori di Olindo. 

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