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Chico Forti, le accuse e la bufala Usa: tutti i dubbi sul caso Travaglio-Lucarelli

Rita Cavallaro
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C'è più di qualcosa che non torna nelle accuse mosse a Chico Forti sulla fantomatica storia di voler far intervenire la 'ndrangheta per zittire Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Dopo la smentita dello stesso italiano condannato all'ergastolo per omicidio negli Stati Uniti, che ha giurato di non aver mai detto né pensato di fare mettere a tacere il Fatto, ora viene meno anche il testimone, che ha assistito al dialogo tra Forti e un detenuto vicino ai clan, durante il quale Chico avrebbe fatto l’inquietante richiesta . Il testimone, già ascoltato dagli inquirenti che hanno aperto un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato, ha confermato che quella conversazione nel carcere di Verona c'è stata, ma che Forti non avrebbe chiesto l’intercessione della 'ndrangheta per zittire qualcuno in cambio di futuri favori quando sarebbe stato candidato con il centrodestra.

 

Insomma, sarebbe stata la stampa a creare un caso, anche alla luce del fatto che l’inchiesta non è partita dalla denuncia dell’interlocutore di Chico, ma da Travaglio, che avvisato della Ha chiamato la Procura per segnalare le presunte minacce minaccia dal garante dei detenuti ha chiamato la Procura per segnalare non un uomo qualunque, ma colui che era stato accolto in Italia da Giorgia Meloni, l’unica premier in grado di incassare dagli Usa, in oltre un decennio, il sì al trasferimento di Forti in Italia. E che il caso sia stato strumentalizzato a dovere dal Fatto Quotidiano, che all'arrivo di Chico lo aveva accolto con il titolo «Benvenuto assassino», lo si deduce dalla campagna messa in atto nei giorni seguenti all'uscita della notizia del fascicolo con la presunta proposta indecente dell'italiano.

 

Tanto che in un'intervista a La Stampa, Lucarelli attaccala presidente del Consiglio e rivela una fake news su Forti. «Durante il processo un informatore della polizia americana, esperto di arti marziali, rivelò che Chico Forti anni prima, ignaro della sua collaborazione con la polizia, gli aveva chiesto di trovare un sicario per far fuori un avvocato di Miami che stava intralciando i suoi affari. Ora Forti ripete lo schema e vuole ingaggiare la ‘ndrangheta contro me e Travaglio. Di fatto è lo stesso modus operandi, di cui non credo i due detenuti fossero a conoscenza».
Qualcuno dica alla collaboratrice de Il Fatto che oltre ai detenuti, neppure i giurati conoscono questo precedente. Nei 18 giorni del processo Forti, infatti, sfilarono ben 55 testimoni, la maggior parte convocati dallo Stato, ma l'informatore non fumai chiamato a testimoniare, né la storia del fantomatico sicario fu menzionata dagli accusatori.

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