Viganò dichiara guerra al Vaticano, messa dall'eremo e attacco a Bergoglio: "I nemici della Chiesa..."
Lo "scismatico", come da scomunica de Dicastero per la Dottrina della Fede del Vaticano, monsignor Carlo Maria Viganò riparte dal suo eremo di Viterbo. Da cui si scaglia ancora contro i vertici della Chiesa e in particolare su Papa Francesco. Il vescovo non arretra di un millimetro e continua a celebrare messa nella sua fondazione Exsurge Domine. L’ex nunzio negli Stati Uniti, via X fa sapere: «Come tutti i primi sabati del mese, oggi offro il Santo Sacrificio della Messa secondo le intenzioni degli amici e benefattori della Fondazione Exsurge Domine e di tutti coloro che mi hanno espresso la loro vicinanza spirituale e materiale in questi frangenti». Monsignor Viganò, che il Sant’Uffizio nel decreto di scomunica ha messo in guardia dal rischio di spretamento, tira dritto: «Invito tutti ad unirsi a me nella fiduciosa preghiera al Cuore Immacolato di Maria, affinché il Signore conceda alla Santa Chiesa di trionfare ancora sui suoi nemici che oggi la eclissano e usurpano la sua sacra autorità».
Linea dura del Vaticano, scomunicato Viganò: "Mai sottomesso al Papa"
Viganò è stato punito per «il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II», si legge nella nota diffusa dal Dicastero per la Dottrina della Fede, che lo ha scomunicato latae sententiae, cioè con effetto immediato, secondo quanto previsto dal canone 1364 del diritto canonico, tra i più gravi e temuti dai cattolici.
Ora Viganò sfida Bergoglio, il gesto eclatante dopo la scomunica
La decisione è stata comunicata all’arcivescovo nella tarda mattinata di ieri. L’ex Sant’Uffizio ha precisato che un’eventuale rimozione della scomunica è «riservata alla Sede Apostolica», ovvero soltanto il Papa, in futuro, potrebbe arrogarsi la decisione di riammettere nella comunione della Chiesa l’ex nunzio della Santa Sede a New York. Eventualità remota visto che Viganò aveva definito «un motivo di onore» «le accuse rivolte nei miei riguardi». L'appello alle frange più tradizionaliste della Chiesa da parte del prelato sembra il segnale di un nuovo scontro.