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Giacomo Bozzoli "fuggito all'estero", la nuova pista porta nei Balcani

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Continuano le ricerche e le indagini per ricostruire i movimenti degli ultimi giorni di Giacomo Bozzoli, il 39enne in fuga dopo la condanna in via definitiva per l’omicidio dello zio Mario e la distruzione del suo cadavere nel forno della fonderia a Marcheno in provincia di Brescia l’8 ottobre 2015. Le indagini fin qui svolte dalla Procura di Brescia e dai carabinieri sembrano confermare l’ipotesi che Bozzoli si trovi all’estero assieme alla moglie Antonella e al figlio di nove anni. A suggerirlo era stato il suocero di Bozzoli che aveva indicato la Francia come Paese scelto per la fuga da Bozzoli e adesso emerge sempre più nitidamente l’ipotesi, «validata da risultanze investigative», che potrebbe trovarsi all’estero. Secondo il quotidiano Libero, tuttavia, l'ultima pista investigativa porta ai Balcani, in Albania o Montenegro. Ieri nelle perquisizioni nei confronti dei familiari del latitante e di quella in cui viveva con la compagna e il figlio sono stati sequestrati dispositivi informatici e altre possibili «fonti di prova» che possano far emergere elementi utili a individuare dove si trovino i tre. 

 

 «Questa vicenda mi sta distruggendo. Mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino». È l’appello rivolto a Bozzoli da Daniele Colossi, il padre di Antonella, affidato all’avvocato Massimiliano Battagliola. Da tre giorni Giacomo, Antonella e il figlio di nove anni sono in fuga dopo la sentenza che ha confermato l’ergastolo per l’imprenditore. «Per quanto mi riguarda posso solo dire - prosegue il suocero di  Bozzoli - che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettato la legge. Mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo sia la cosa migliore per tutti. Spero che questa vicenda si concluda al più presto». 

 

Nella serata di ieri, i carabinieri di Brescia hanno effettuato perquisizioni in casa dell’uomo e dei suoi parenti, a Soiano, sulla sponda bresciana del Lago di Garda e hanno sequestrato numerosi smartphone. I dispositivi verranno ora esaminati per cercare ogni possibile traccia utile a ricostruire i movimenti dell’uomo. 

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