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Strage di Erba, dall'intercettazione spuntano le sim segrete e i legami col traffico di droga

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Francesco Forgione
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Strage di Erba: un caso riaperto? Il 10 Luglio l’istanza di revisione del processo sulla strage di Erba verrà presentata alla Corte d’Appello di Brescia per stabilire se potrà essere accolta. In caso affermativo, uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi vent’anni si potrebbe riaprire. Il sostituto procuratore della Corte d’Appello di Milano Cuno Tarfusser non ha dubbi: “Rosa e Olindo sono innocenti”. Insieme a lui, numerosi consulenti hanno proposto nuove prove poste al vaglio dei giudici. Ma, come riporta “Affaritaliani.it”, c’è una nuova pista sulle implicazioni di un traffico di droga e sul coinvolgimento di Azouz Marzouk, che quell’11 dicembre 2006 perse la moglie Raffaella Castagna e il figlio Youssef. Sul tema si è espresso Luca D’Auria, legale di Marzouk: “Siamo aperti. Il mio cliente è disponibile a che diventi un tema nella revisione del processo. Ci siamo costituiti parti civili proprio per questo motivo”. Se Azouz abbia o meno da nascondere qualcosa di rilevante sul sodalizio criminale di cui faceva parte, saranno gli inquirenti a doverlo dimostrare. C’è di più. 

 

 

In un’inchiesta della Direzione antimafia di Milano del 2020, è venuta fuori un’intercettazione in cui alcuni appartenenti a un gruppo criminale dedito allo spaccio a Erba parlano di sim segrete da utilizzare solo per fare ricerche internet sulla Strage: “Sai qual è il problema? Questa qua la uso (la sim), riguarda l’omicidio. Chiudi il telefono, ascolta me, chiudi il telefono. Devi guardare la Strage di Erba e chiudi. Non lo devi usare mai per chiamare e mandare whatsapp, hai capito cosa devi fare?”. Ma perché i trafficanti di droga del comasco utilizzavano schede telefoniche per cercare notizie sulla Strage di Erba? La vicenda, come riportato dal giornalista Felice Manti su “Affaritaliani.it”, si lega al racconto di Abdi Kais, testimone chiamato in causa dalla difesa di Olindo e Rosa che ipotizza il movente della droga per la strage. 

 

 

Kais era un tunisino residente nell’appartamento di Marzouk e condannato con lui per spaccio. Egli racconta di rivalità per lo spaccio di droga ad Erba con protagonisti: gli albanesi, la ‘ndrangheta e i marocchini. Spiega Manti: “La famiglia e lo stesso sodalizio di Azouz avevano ricevuto delle minacce dagli albanesi attraverso una gang di marocchini. La moglie in particolare, Raffaella Castagna, aveva ricevuto delle minacce telefoniche, ed era anche stata inseguita da una macchina di grossa cilindrata”. Poi conclude: “L’ipotesi plausibile è che i marocchini, su ordine degli albanesi, siano andati a casa di Azouz pensando di trovare la droga e i soldi. Non avendola trovata hanno ucciso le persone che erano dentro e hanno messo fuoco alla casa”. Se venisse preso in considerazione questo scenario, nell’istanza del 10 Luglio, il caso potrebbe riaprirsi.

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