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Emanuela Orlandi, nuovo giallo: torna l'ombra dei servizi segreti

Rita Cavallaro
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Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori torna l’ombra dei servizi segreti, della pista bulgara e dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II che portò alla condanna all’ergastolo di Ali Agca. A riportare in vita i fantasmi del passato sono state le ultime audizioni in Commissione bicamerale d’inchiesta, che ha dato la parola ai magistrati. Il giudice istruttore Adele Rando ha secretato il suo intervento, ma Ilario Martella, titolare del fascicolo dal 1985 al 1990, ha sostenuto senza indugio che il principio va fissato nell’attentato a Giovanni Paolo II. «L’antefatto delle due sparizioni è rappresentato dall’attentato al Papa, compiuto nell’81, che portò subito alla condanna di Ali Agca all’ergastolo», ha detto Martella, precisando che Emanuela e Mirella «furono sacrificate a qualcosa di incredibile, che si può definire ragione di Stato. Ci si trova innanzi, come ebbe a dire Giovanni Paolo II quando andò a casa Orlandi in occasione del Natale 1983, a un intrigo internazionale».

 

 

L’intrigo, che coinvolgerebbe una parte dei servizi segreti italiani, probabilmente 007 del Sismi, e l’intelligence della Germania dell’Est, si legherebbe alla pista bulgara e al ruolo di Agca. Per il giudice, infatti, «si trattò di un’operazione di distrazione di massa ideata e compiuta dalla Stasi per evitare che la Bulgaria e tutto il mondo dell’Est venissero coinvolti nell’attentato al Papa, dopo che Ali Agca, interrogato da me, aveva iniziato ad accusare tre funzionari bulgari. L’attentato del Papa per me è un punto di partenza», ha sottolineato Martella per indicare alla Commissione la via da perseguire per scoprire la verità. Anche alla luce del fatto che «sin dal 1982», precisa il magistrato, «la Bulgaria era molto preoccupata di poter essere coinvolta nell’attentato al Papa». C’era il rischio che, nelle mani dei gendarmi vaticani, lo stesso membro dell’organizzazione turca di estrema destra dei Lupi Grigi, condannato per aver sparato i due colpi calibro 9 contro Papa Giovanni Paolo II in quel terribile 13 maggio 1981, avrebbe potuto rivelare chi fossero i mandanti. Quindi «serviva qualcosa che potesse determinare una disattenzione totale, una sorta distrazione di massa. E chi poteva porre in essere una simile operazione?», ha detto Martella in Commissione.

 

 

«Non era certo una cosa di bassa manovalanza tipo la banda della Magliana», spiega il giudice, «ma serviva che le cose venissero fatte con altissima qualità professionale da un’organizzazione quale era la Stasi all’epoca. Questa operazione di distrazione di massa doveva fare in modo di creare episodi su cui attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica». Ed è così che sarebbero stati partoriti i rapimenti. «Prima provarono con Mirella, ma siccome, come scrissero in un comunicato, le richieste avanzate sottotraccia non erano state “riferite alle gerarchie”, decisero di salire di livello», ha detto Martella. «Le ragazze sono state sacrificate, uccise non subito, ma magari dopo un po’. Tenerle in vita sarebbe stato pericoloso perché avrebbero potuto essere dei testimoni fondamentali».

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