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Caporalato, Feltri inchioda i magistrati: "Con Toti ci hanno messo 5 minuti"
Grida vendetta la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano lasciato amputato e in fin di vita dopo un incidente nei campi davanti al suo alloggio nelle campagne di Latina e morto poco dopo. Vittorio Feltri ha dedicato alla vicenda un articolo pubblicato su Il Tempo che denuncia la solita recita degli indignati di professione, pronti a gridare quando c'è la tragedia e silenti quando invece i riflettori sono spenti. Se ne parla nel corso della puntata di domenica 23 giugno di Stasera Italia, su Rete4, dove il direttore editoriale de Il Giornale sul dramma annoso del caporalato "non solo noi facciamo finta di non vedere, anche perché certi episodi non accadono sotto i nostri occhi, ma la cosa drammatica è che non se n'è accorta neanche la magistratura".
Infatti, il proprietario dell'azienda dove è accaduta la disgrazia, Renzo Lovato, padre della persona che adesso è indagata per aver abbandonato Singh dopo l'incidente, "era già indagato da cinque anni per reati legati al caporalato, quindi vuol dire che la cosa era già nota - commenta Feltri - Ma la magistratura in cinque anni non è riuscita a fare alcunché, questo ci lascia perplessi perché se si tratta di perseguire Giovanni Toti ci hanno messo cinque minuti a metterlo agli arresti domiciliari, poi se invece c'è uno che sfrutta la schiavitù allora questo viene lasciato in pace", è il parallelismo di Feltri.
Insomma, "dopo 5 anni di indagini mi sembra che potessero anche arrivare a una conclusione, e invece è arrivata l'ennesima disgrazia e questo veramente ci turba, ci infastidisce e ci scandalizza", conclude il direttore. Sulla sinistra che cavalca la tragedia, Feltri è impietoso: "Ora tutti si sono accodati nel deplorare l'accaduto però mi pare che anche i partiti non abbiano mosso mai un dito contro il caporalato e contro lo schiavismo, questo è veramente un elemento che ci deve indurre una riflessione: vuol dire che di quello che accade in Italia se ne fregano tutti quanti".