l'intervista

Maturità, Piera Levi Montalcini: "È l'imperfezione che stimola a migliorarsi"

Valentina Conti

"È una traccia che porta a riflettere su se stessi, più intima e meno accademica. Forse era anche più facile, nel senso che si può lavorare molto sul tema dell'imperfezione: sulla possibilità di perfezionare, del guardare avanti, del guardarci dentro, dell'accettare anche le cose non perfette. Penso che tanti ragazzi l'abbiano scelta per questo". Piera Levi Montalcini, ingegnere, nipote della neurobiologa, accademica e senatrice a vita, nonché unica italiana ad essere insignita del Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia, Rita Levi Montalcini, commenta così a Il Tempo uno dei temi che hanno maggiormente accolto le preferenze dei ragazzi romani alla Maturità. "In fondo - spiega a caldo dopo aver visto il suo cognome scorrere su agenzie di stampa e siti vari in fatto di Esame di Stato - nel concetto generale di imperfezione è compreso l'errore, che ci permette di migliorare e di non commetterne altri, o comunque di schivare i peggiori. L'imperfezione ci consente, guardandola, di capire che qualcosa non funziona, e stimola il cervello, e invoglia a individuare soluzioni. Pensi alle protesi agli arti. Una volta si usava il bastone. Oggi sono nati arti che rispondono a segnali cerebrali, e l'evoluzione si è avuta dagli stimoli dell'imperfezione. L'imperfezione può trasformarsi in un punto di forza. Dunque, il brano è un riflettere sulle proprie aspirazioni, sui limiti
che possono essere superati".
 

Cosa significa per uno studente riflettere sulle proprie ambizioni, sui propri sogni?"È la base il sogno. Ti permette di vivere. Impegnarsi per arrivare è il sogno. Il sogno deve diventare una meta. Per dire, è spesso abitudine portare esempi di chi ha particolari doti".

E' sbagliato?
"Sì, perché non tutti sono baciati da Dio. E ognuno deve cercare di migliorarsi".

Cosa avrebbe detto sua zia Rita ai maturandi di oggi?
 "Credo quello che io ho imparato da lei: di non farsi prendere dal panico e andare avanti senza farsi opprimere dalle pressioni della società odierna che impone molte cose. Ognuno deve cercare, invece, di migliorarsi capendo che se si impegna, lavorando, può raggiungere traguardi impensabili. Mia zia era una bambina come le altre, ma il suo impegno ha fatto la differenza".

L'impegno paga? 
"L'impegno paga, il coraggio di affrontare cose nuove paga, ed è esaltante. Per questo non bisogna aver paura delle novità. Osservare è il farsi domande su tutto ciò che ci circonda, che era quello che diceva e praticava Rita. Le informazioni vanno messe in un cassetto che si possono collegare a tanti altri cassetti".

Il brano tratto da "Elogio dell'imperfezione" induce a spaziare dal livello umano a numerose riflessioni possibili. Va considerato anche questo aspetto. 
"Certo, gli argomenti sono diversi: temi quali, sul piano scientifico, ad esempio, proprio lo stimolo a ricercare sempre e a comprendere oltre. Vale a dire: usare tutto quello che possiamo usare del nostro cervello per aggiungere un tassello ulteriore ogni volta nelle nostre conoscenze".

È una traccia poi che si collega alla figura in sè di Rita Levi Montalcini e al suo modus operandi oltre che alla sua carriera.
"Spero sia un punto di riflessione per tutti. Non solo per i ragazzi, anche per gli adulti. Per riproporsi in modo più umano verso i giovani. Serve essere aperti al futuro, senza troppo guidarlo".