Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin, 30 testimoni per il processo contro Turetta. Gli indizi sulla premeditazione

La procura ha convocato trenta testimoni per far luce sull'atroce omicidio di Giulia Cecchettin, la ventitreenne di Vigonovo trovata senza vita nell'area del lago di Barcis. Quattordici di questi testimoni sono agenti di polizia giudiziaria, che hanno seguito le indagini dalla scomparsa di Giulia l'11 novembre al centro commerciale Nave de Vero di Marghera fino al ritrovamento del suo corpo il sabato successivo e all'arresto in Germania, il 25 novembre, di Filippo Turetta. Turetta, attualmente detenuto nel carcere di Montorio a Verona dopo l'estradizione in Italia, è accusato di omicidio volontario con diverse aggravanti, tra cui premeditazione, crudeltà, stalking, sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto abusivo di coltelli. Il corpo di Giulia presentava 75 coltellate, un dettaglio che evidenzia la brutalità del delitto. 

 

 

Prima dell'inizio del processo vero e proprio, previsto tra fine settembre e inizio ottobre, si terranno due udienze preliminari a porte chiuse il 15 e il 18 luglio presso il tribunale di Venezia. Lunedì, come riferisce il Corriere del Veneto, il pubblico ministero Andrea Petroni ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio, accolta dalla giudice dell’udienza preliminare Claudia Ardita, che ha fissato le date ravvicinate delle udienze. Gli indizi raccolti dalla procura suggeriscono una premeditazione meticolosa. Dopo l'interrogatorio fiume di nove ore a Montorio, durante il quale Turetta ha confessato l'omicidio, ulteriori prove sono emerse dall'analisi della sua automobile e del suo computer. Nella sua vettura sono stati trovati sangue, nastro adesivo, sacchetti neri, ricambi di vestiti, un coltello e una tessera prepagata. Inoltre, le ricerche online di Turetta, che includevano manette, corde e badili, e un file cancellato in cui descriveva il piano di rapire Giulia, rafforzano l'accusa di premeditazione. 

 

 

Gli avvocati difensori di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno ora un mese per preparare la loro strategia. Tra le opzioni disponibili c'è la richiesta di giudizio immediato per accelerare i tempi del processo. In alternativa, la difesa potrebbe contestare la costituzionalità della norma che vieta il rito abbreviato per i reati punibili con l'ergastolo, puntando a ottenere uno "sconto" di pena a trent’anni. Un’altra possibile linea di difesa potrebbe riguardare la premeditazione e le altre aggravanti contestate dalla procura. Sullo sfondo resta la possibilità di richiedere una perizia psichiatrica, anche se questa opzione non è stata ancora formalmente avanzata.