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Sale rosa dell'Himalaya, è più buono e fa bene? Quello che non vi dicono

In cucina e a tavola le mode sono sempre in agguato. Un prodotto che sembra diventati un must ai fornelli è il cosiddetto sale rosa dell'Himalaya, con tanti chef e influencer che ne decantano le proprietà di gusto e proprietà. Ma davvero un sale può essere più buono di un altro e fare anche bene? Per i food blogger di Prevenzione a tavola non è così. In un video la nutrizionista Giulia Capone smonta alcuni miti legati al sale rosa. Innanzitutto il colore. La colorazione è dovuta "all'ossido di ferro, in realtà non esistono evidenze scientifiche dimostrano le proprietà benefiche di questo sale sul nostro organismo".

 

Il nome evoca monaci tibetani che raccolgono artigianalmente il prezioso condimento. Ebbene, non è così. "A differenza di quello che la pubblicità vuole farci pensare" il sale rosa "non viene raccolto a mano sulla cima dell'Himalaya ma tramite macchinari in una miniera 300 km a sud". Insomma,  il tetto del mondo è ben lontano. C'è poi l'aspetto fondamentale: "L'Organizzazione mondiale della sanità ci raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno - spiega la nutrizionista -  Quindi far passare il messaggio per cui una tipologia di sale abbia degli oligoelementi con proprietà benefiche per la nostra salute è un messaggio fuorviante e che Anzi ne può incentivare l'utilizzo". Tra l'altro, il sale rosa costa caro.