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Natisone, le famiglie dei ragazzi puntano il dito: "Se soccorsi in tempo ora sarebbero salvi"

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Giorno dopo giorno emergono nuove evidenze sulla tragedia del Natisone e in particolare sulla macchina dei soccorsi, finita anche al centro dell'inchiesta della Procura di Udine che indaga per omicidio colposo in un fascicolo aperto, finora, senza indagati. Le famiglie dei ragazzi inghiottiti dalle acque del fiume friuliano ora rompono gli indugi e puntano il dito: "Dopo aver fatto le prime verifiche sul posto posso affermare che se i soccorsi fossero partiti nel momento in cui Patrizia Cormos ha fatto la prima telefonata al 112, oggi tutti e tre i ragazzi sarebbero sani e salvi con la loro famiglia", ha dichiarato al Corriere della sera l'avvocato Gaetano Laghi, incaricato da Petru Molnar, il fratello minore di Cristian Casian Molnar, ancora ufficialmente disperso, mentre sono stati trovati i corpi senza vita di Patrizia Cormos e Bianca Doros. 

 

Il fratello di Cristian è convinto che il ragazzo potrebbe essere ancora vivo e ha invitato le autorità italiane a continuare le ricerche. Il legale della famiglia Molnar in una serie di dichiarazioni afferma senza mezzi termini che se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, quando la prima chiamata di Patrizia è arrivata al 112, ora i tre sarebbero sani e salvi. E che c'è stata una grave sottovalutazione della situazione di pericolo in cui i giovani, sorpresi dall'improvviso ingrossamento del Natisone che dopo circa mezz'ora li ha travolti quando provavano, abbracciati, a resistere alla corrente, si erano trovati. 

 

 

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