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Emanuela Orlandi, tre "indizi" inquietanti trovati al Verano: dove porta la nuova pista

Gabriele Imperiale
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Tra tombe abbandonate e sterpaglie spunta una nuova clamorosa pista legata a Emanuela Orlandi. A pochi giorni dal 22 giugno e dal 41esimo anniversario della sua scomparsa, nuovi indizi legati al caso mai risolto della cittadina vaticana spuntano a pochi metri dalla statua dell’Angelo dello scultore Giulio Monteverde nel cimitero monumentale del Verano di Roma.  Un barattolo di vernice arrugginito e svuotato per oltre metà; una chiave d'auto molto vecchia, sulla quale appaiono quattro numeri (1-6-2-6), di una Fiat o una Mini anni ‘70; e una moneta da cento lire del 1956: tre oggetti che rilanciano il giallo anche dell’altra scomparsa, Mirella Gregori, sparita nel nulla pochi mesi prima di Orlandi. Ritrovamento avvenuto per mano di alcuni studiosi della vicenda Orlandi e di cui ha dato notizia per primo Il Corriere della Sera.

I tre reperti sono stati scoperti nell'intercapedine dietro l'angelo marmoreo del Monteverde e arricchiscono di un nuovo clamoroso capitolo l’enigma della “ragazza con la fascetta”, preludio forse di nuovi sviluppi sorprendenti in arrivo. Perché mentre si allargano ulteriormente le domande attorno alla scomparsa di Orlandi, continuano le indagini di Procura di Roma e Commissione Parlamentare ma anche del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi.

 

Dicevamo, domande: tante, tantissime. A cominciare dal luogo del ritrovamento e della statua dello scultore piemontese. Proprio il Verano è stato il luogo del misterioso furto della bara di una 17enne, Katy Skerl, il cui omicidio, avvenuto nel gennaio 1984, è stato in tempi recenti posto in relazione proprio al caso Orlandi-Gregori. Poi l’angelo. La statua marmorea ha una particolarità: indossa una fascetta tra i capelli mossi e lunghi. Il suo volto ricorda la foto iconica della quindicenne con il nastro sulla fronte, stampata sui manifesti all'indomani della sua scomparsa. E proprio l’angelo nel 2013 è stato vittima di anonimi vandali che lo hanno sfregiato. Le dita della mano destra della statua sono state mozzate e anche la canna della tuba (lo strumento musicale tenuto lungo il fianco sinistro) è stata troncata di netto.

 

Enigmi su enigmi che non fanno altro che solleticare fantasie, illazioni, ipotesi ma su cui va imposta la cautela. Le suggestioni sono però tante. Ad esempio il colore della vernice ritrovata al Verano, è lo stesso verde della “BMW verde tundra” sulla quale fu vista sparire Orlandi in corso Rinascimento.  O ad esempio il cognome dello scultore coincide con quello del quartiere, Monteverde, dove Orlandi sarebbe stata segregata dalla banda della Magliana come in una delle tante piste investigative. E infine la lettera anonima che indicava come luogo di sepoltura, il cimitero teutonico, e dove già si parlava di un angelo – “dove guarda l’angelo”. 

Dubbi su dubbi che starà solo alle indagini chiarire. L’ennesima puntata di un giallo lungo più di quarant’anni che investigatori, Procura e adesso anche la commissione bicamerale di inchiesta valuterà. Il prossimo passo infatti sarà l’audizione delle amiche della Orlandi, ma gli oggetti potrebbero arricchire ancora di più le indagini.

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