Kata, continuano le indagini: le quattro piste investigative privilegiate
Traffico di droga, racket delle stanze all’ex hotel Astor, scambio di persona, possibili abusi a sfondo sessuale: sono queste le maggiori piste investigative che la procura di Firenze sta privilegiando nell’indagine che da ormai un anno conduce per il caso della bambina di 5 anni di origine peruviana Mia Kataleya Chicclo Alvarez, per tutti semplicemente Kata, scomparsa il 10 giugno 2023 proprio dall’ex hotel Astor in via Maragliano a Firenze, struttura all’epoca occupata abusivamente da molte persone, tra le quali Kata e la sua famiglia. È quanto ha spiegato questa mattina, tre giorni prima dell’anniversario della sparizione di Kata, il procuratore capo Filippo Spiezia.
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Il procuratore Spieza ha sottolineato come l’indagine sia «altamente complessa» anche perché «aggravata dal fatto che la notizia della scomparsa è arrivata con un gap temporale rispetto all’avvenuta sparizione, ma anche perché riteniamo in base agli elementi raccolti che sia frutto dell’attuazione di un piano che è stato ben organizzato nei dettagli, e non una attività estemporanea». Il lavoro degli investigatori, ha continuato, «sta proseguendo su più piste, e la differenza rispetto alla fase iniziale è che il nostro lavoro è più selettivo rispetto alle ipotesi prese in considerazione». Spiezia ha poi assicurato che «le indagini non sono mai state interrotte», e «non solo abbiamo continuato a coltivare possibili nuove piste, ma anche proceduto a una rilettura ancora in corso degli atti materiali investigativi, informativi raccolti nella prima fase di indagine, perché evidentemente con una maggiore familiarità di nomi, volti, suoni e voci di persone è possibile oggi anche valorizzare aspetti di dettaglio rispetto a una prima fase di indagine».
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Il procuratore capo di Firenze ha spiegato, inoltre, che «sono state avviate tecniche investigative avanzate per trovare tracce e prove necessarie per il completamento lavoro» e che c’è «la conferma che la rete di videocamere che circonda l’hotel Astor aveva un buco dall’osservazione delle videocamere e abbiamo ragione di credere che quel buco sia stato sfruttato da chi ha rapito la bambina». Allo stato ci sono due indagati «ma non ci sono elementi per declinare la posizione di questi due soggetti». Le due comunità coinvolte perché presenti nell’ex hotel Astor, quella peruviana e quella rumena, «si sono caratterizzate per atteggiamenti anche non collaborativi, e ci siamo mossi in un quadro anche omertoso» e «le indagini si sono sviluppate anche sul piano internazionale avendo contatti sia con autorità rumene e peruviane».