la rivelazione

Regeni "era ancora vivo il 29 gennaio": un messaggio tira in ballo il governo Renzi

Rita Cavallaro

«Noi non ce l'abbiamo, ma è ancora vivo». È su questo messaggio inedito, scambiato negli ambienti dell’intelligence, che si addensano le ombre sulle verità nascoste dell’omicidio di Giulio Regeni. Dimostrerebbe, secondo un’esclusiva di Report, non solo che il dottorando italiano rapito quattro giorni prima era ancora vivo il 29 gennaio 2016, ma che il governo Renzi sapeva e non avrebbe fatto nulla per salvarlo. Regeni, difatti, sarebbe stato torturato e ucciso tra il 31 gennaio e il 2 febbraio. Proprio in quei giorni, come emerge dalle rivelazioni del Fatto Quotidiano, i vertici dei servizi segreti italiani si trovavano in visita a Il Cairo, almeno dal 27 al 30 gennaio, nello stesso frangente in cui Zena Spinelli, una lobbista che lavorava nella Capitale d’Egitto e aveva contatti sia con gli 007 italiani che con quelli egiziani, avrebbe ricevuto quel messaggio che svelava le sorti di Regeni. A inviarglielo un uomo vicino al governo, il quale avrebbe avuto la conferma che il ricercatore era nelle mani dei sequestratori, ma ancora vivo.

 

 

La lobbista avrebbe avvisato i servizi quel giorno stesso, l’ambasciatore Maurizio Massari avrebbe mandato una nota a Palazzo Chigi con la notizia il giorno prima. E a Il Cairo, il 30, ci sarebbe stato un vertice con le controparti egiziane, al quale sarebbe stato presente anche il direttore dell’Aise, Alberto Manenti. L’allora premier Matteo Renzi, in Commissione d’inchiesta, ha detto di essere venuto a conoscenza del rapimento di Regeni soltanto il 31 gennaio. Mentre non è dato sapere il momento in cui l'informazione arrivò a Marco Minniti, che in quel momento ricopriva il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi e che aveva sostenuto la nomina all’Aise di Manenti. D’altronde l'esponente del Pd, poco dopo, venne nominato ministro dell’Interno nel governo Gentiloni e si tenne lontano dalla questione Regeni, almeno finché il sottosegretario alla Difesa del Conte 2, Angelo Tofalo, lo tirò in ballo, chiedendo che venisse audito in Commissione d’Inchiesta sull’omicidio del ricercatore. Sempre Minniti, nel 2020, fu nominato «inviato speciale del presidente del Consiglio» Giuseppe Conte, per una missione segreta a Il Cairo con l’obiettivo di sbloccare l’impasse giudiziaria con al-Sisi e avviare una collaborazione con i magistrati romani titolari dell'inchiesta.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

Oggi l’esistenza di quel messaggio, svelato da Report, crea un alone di mistero su cosa sia davvero successo nei giorni del sequestro finito col massacro e su chi realmente fosse informato. Quello che il programma di RaiTre ha scoperto è che il whatsapp, seppure mai reso noto e addirittura cancellato dal cellulare della Spinelli, sarebbe stato visionato da Gennaro Gervasio, un amico di Regeni che all’epoca lavorava all’Ambasciata. È lui che si rivolge alla donna subito dopo la scomparsa. «Ho chiesto al mio amico», risponde Spinelli riferendosi ad Ayman Rashed, direttore del ministero della Giustizia egiziano.
«Mi chiede un passaggio in macchina e lì mi racconta la storia e mi fa vedere i whatsApp che si è scambiata con Ayman Rashed», spiega Gervasio a Report. «Mi fa vedere il whatsApp dove dice "noi non ce l’abbiamo però è ancora vivo"». Poi la donna lo cancellerà, insieme alle altre conversazioni con l’Aise.