la solitudine

Vaticano, altro che Santa Omofobia. Così le lobby vogliono isolare Papa Francesco

Gianni Di Capua

Un Papa Francesco sempre più isolato. Questa la fotografia che restituiscono i fatti degli ultimi giorni, con Bergoglio finito al centro delle polemiche per un’espressione poco felice utilizzata nel corso di una riunione a porte chiuse con i suoi vescovi. E proprio il fatto che qualcuno abbia diffuso all’esterno le parole di papa Francesco, anziché lasciare che rimanessero nel segreto della riunione, è indice dello scarso consenso che il Pontefice ormai riscuote anche presso i suoi stessi ministri. L’isolamento di Bergoglio, tuttavia, non è solo personale ma anche istituzionale, riflesso di una Chiesa che fatica a trovare una direzione condivisa su questioni di grande rilevanza sociale e morale, come quella delle persone LGBTQ+. Di contro, la mancanza di una rete di sostegno consolidata all’interno del Vaticano rende più difficile per il Papa mantenere una linea coerente e uniforme su temi così complessi.

 

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La solitudine di Papa Francesco ha radici profonde. Da un lato, è frutto del suo carattere e della sua formazione: Jorge Mario Bergoglio ha sempre mostrato una certa indipendenza di pensiero e azione. Dall’altro, è una solitudine legata al suo stile di governo, che spesso lo vede prendere decisioni coraggiose e controcorrente senza poter contare su un gruppo coeso di collaboratori fidati. La mancanza di grandi figure di riferimento con cui condividere orientamenti e decisioni accentua ulteriormente questo isolamento, che poco o niente ha a che vedere con l’isolamento dei papi ai tempi di Pio IX e Pio XII, quando la figura del Pontefice era distante dalla gente. Oggi, che il plurale maiestatis e la sedia gestatoria sono scomparsi da decenni, il fatto che il Papa sia solo rappresenta un problema serio. Francesco stesso si è reso conto che c’è chi, profanando il senso autentico della preghiera, non prega più per lui, ma contro di lui. A parte un ristretto gruppo di fedeli, non è seguito dai cardinali, dai vescovi e dai preti. Anche il popolo di Dio sembra sordo alla sua proposta sinodale, lasciando scorrere tutto nell’indifferenza. Quello che traspare è un lento ma inesorabile declino del principio di autorità del Pontefice, a cui ha contribuito lo stesso Francesco criticano pubblicamente più volte le condotte della Curia romana.

 

 

Questo iato tra un Pontefice profetico e il suo popolo è preoccupante, soprattutto perché sui social media l’ala tradizionalista è molto più vivace. Francesco è un grande comunicatore dal punto di vista politico e spirituale. Nonostante le difficoltà nel governare, dimostra grandissima sensibilità verso i problemi degli uomini e delle donne del suo tempo. Ha scritto encicliche meravigliose sulla difesa del creato e sull’esigenza di vivere e agire in maniera corale, come fratelli e sorelle tutti. Come un profeta d’altri tempi, che si trova a predicare nel deserto, la voce di Francesco è forse destinata a non essere ascoltata e accolta da quanti guardano soltanto alle situazioni contingenti.