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Toti, l'errore dei pm: Spinelli junior aveva detto "Finanziamenti leciti"

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Rita Cavallaro
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Se per far passare Giovanni Toti da corrotto anche il software prende fischi per fiaschi. È stato risolto ieri il giallo della deposizione di Roberto Spinelli, l’imprenditore indagato con il padre Aldo e interrogato dai magistrati di Genova ormai dieci giorni fa. In quel faccia a faccia finito sui giornali, Spinelli jr aveva giurato a verbale che quei finanziamenti, versati al Comitato elettorale del governatore della Liguria fossero «leciti». Una circostanza inoppugnabile, dimostrata dai bilanci, in cui sono state riportate le erogazioni liberali, secondo la legge che regola i finanziamenti ai partiti. Nonostante tutto l’inchiesta della Procura, che ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione, verte tutto sulla liceità di quei pagamenti, che seppure dichiarati, nella mente dei magistrati, sarebbero il pagamento per presunti, e mai provati, favori concessi da Toti al gruppo Spinelli.

 

 

E se le dichiarazioni dell'imprenditore non hanno potuto confermare il teorema del «Sistema Toti», all’accusa è corso in aiuto il software utilizzato per trascrivere intercettazioni e interrogatori. A verbale era infatti finita la frase «Toti chiedeva finanziamenti illeciti». Un colpo di scena, tanto che all’indomani di quella deposizione la campagna di fango contro il governatore della Liguria campeggiava sulle prime pagine dei giornali, con gli avversari politici scatenati nel chiedere le dimissioni del presidente della Liguria. Gli avvocati di Spinelli, Alessandro Vaccaro e Andrea Vernazza, avevano presentato istanza per chiedere la correzione del testo, sottolineando che il loro assistito non ha mai parlato di pagamenti illeciti. L’appuntamento per riascoltare la registrazione è stato fissato solo ieri, mentre per dieci giorni la gogna contro Toti, e contro il centrodestra in campagna elettorale, non si è placata.

 

 

«Riascoltando la trascrizione, che era sicuramente errata, abbiamo concordato col pubblico ministero che la parola utilizzata è "leciti" e non "illeciti"», ha spiegato l'avvocato Vaccaro al termine dell’incontro con il gip Paola Faggioni, al quale erano presenti i pm Luca Monteverde e Federico Manotti, titolari del fascicolo per corruzione. «La trascrizione viene effettuata attraverso un software che ha capito fischi per fiaschi - ha aggiunto Vaccaro con il pubblico ministero abbiamo preso atto che la parola era "leciti" e non illeciti come del resto avevamo sempre sostenuto fin dall'inizio. Il giallo è risolto». Almeno quello riguardante la parolina magica che poteva cambiare le sorti degli indagati. «Ritengo che Giovanni Toti sia stato uno dei tanti bravi protagonisti di questo rinascimento ligure, poi i giudici faranno la loro strada», ha detto Matteo Salvini.
Per il leader della Lega se si dimettesse «sarebbe la resa di uno Stato democratico».

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