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Politica e inchieste, l'amara sorpresa di Gabriele Elia: "Verrò giudicato dai colleghi del pm che mi accusò"

Luigi Frasca
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Immaginate di essere accusati di corruzione, per mille euro, ma senza che venga individuato un corruttore. Immaginate poi di trovare il Pm che vi accusa, dopo qualche anno, dalla parte dei giudici che, in Cassazione, dovranno esprimersi sul vostro caso. È quello che è successo a Gabriele Elia, ex assessore ai servizi sociali di Cellino San Marco.

Il 10 aprile 2015 alle 5 del mattino venne arrestato con tanto di elicotteri e l’intervento dei cacciatori di Calabria. Portato in carcere passò tre giorni in isolamento e 25 giorni dietro le sbarre, poi i domiciliari. «Il mio è l’unico caso di arresto preventivo per la possibilità di reiterazione del reato nonostante non fossi più amministratore da un anno» ha dichiarato Elia. Lui ha respinto tutte le accuse e mentre gli altri imputati patteggiavano, negando però ogni addebito nei suoi confronti, lui ha preferito non sottrarsi al processo. Domani la sentenza in Cassazione, rischia 6 anni. Nel frattempo il Consiglio di Stato ha sentenziato che la delibera comunale (che gli contestano) era legittima. Ora la paura è che il collegio dei 5 giudici, colleghi del Pm ora diventato giudice in Cassazione, non siano liberi di esprimere un giudizio che vada contro l’impianto accusatorio costruito dal collega.

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