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Europa, torna la naja: la polemica sulla leva tiene banco ma ecco cosa succede davvero

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Alessandra Zavatta
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In Europa torna la naja. Il servizio militare obbligatorio che tanti ricordano con nostalgia e altrettanti sono felici di aver evitato. A lanciare il sasso il 24 gennaio scorso il generale Patrick Sanders, Capo di Stato Maggiore dell’esercito di re Carlo d'Inghilterra. «Il popolo britannico deve essere pronto a combattere la Russia. Siamo in una situazione prebellica», ha affermato. Per poi precisare, per chi non l'avesse capito, che dovranno essere proprio i cittadini «a imbracciare le armi in una guerra contro Vladimir Putin perché l’esercito professionale di oggi è troppo piccolo, 74.110 uomini non bastano». Le dichiarazioni controrrente del "Vannacci" in terra d'Albione non sono piaciute al primo ministro Rishi Sunak che ha smentito il ritorno del servizio militare obbligatorio, abolito nel 1960. Ma gli Alleati di Londra nella Nato proprio di coscrizione stanno discutendo da mesi. In Germania il commissario parlamentare alle Forze armate, la socialdemocratica Eva Högl, il 12 marzo ha auspicato il ritorno della coscrizione «per far fronte alla carenza di personale della Bundeswehr», sostenendo che un progetto è «urgente e necessario già a partire dal 2025» e che l'arruolamento potrebbe essere «aperto anche ai cittadini degli altri Paesi dell'Unione europea». Qui il "sasso" è stato raccolto dal ministro della Difesa, Boris Pistorius, che ha affermato: «Sospendere la coscrizione obbligatoria è stato un errore». Poi ha affidato ai tecnici del dicastero il compito di «presentare opzioni per un modello di servizio militare che possa contribuire alla resilienza della nazione, anche a breve termine, in linea con la minaccia».

 

 

A preoccuparsi di più, comunque, è chi con la Russia confina. La Polonia ha dato sei ore di tempo ai riservisti per presentarsi in caserma in caso di chiamata alle armi, pena l'incarcerazione. La Lettonia ha reintrodotto la coscrizione il primo gennaio scorso, obbligatoria per gli uomini, volontaria per le donne. Era stata cancellata quattordici anni fa. È una risposta alle nuove sfide a livello regionale, ha fatto sapere Riga: «La situazione geopolitica richiede un grande numero di persone che, se necessario, possano partecipare alla difesa del Paese». Nella vicina Lituania già dal 2015 il servizio militare è di nuovo obbligatorio per gli uomini a partire dai 18 anni. Naja pure in Estonia, uno dei pochi membri dell'Alleanza Atlantica che supera il 2% del prodotto interno lordo negli stanziamenti di bilancio per le forze armate e punta a breve a raggiungere il 3%. Nel 2015 anche la Norvegia ha reintrodotto il servizio militare, obbligatorio sia per gli uomini che per le donne. I diciottenni sono chiamati dallo Stato a rispondere a quesiti standard sulla propria salute, fisica e mentale, sugli studi effettuati, sull'eventuale lavoro svolto. Una quota di questi ragazzi, che ottempera ai requisiti richiesti, viene selezionata per visite mediche e prove di idoneità ma soltanto una quota ancora più esigua viene arruolata, a partire da coloro che sono fortemente motivati ad indossare una divisa. Nel 2020 il 33% erano donne. In Svezia esiste un sistema simile ma appena il 4% dei giovani entra effettivamente in caserma. Tutti questi Paesi hanno comunque un esercito composto da professionisti. Il Modello Scandinavo è quello a cui guardano il ministro della Difesa tedesco e il generale-ribelle inglese. Permetterebbe di avere, accanto ai soldati di professione, un maggior numero di persone che, se necessario, sanno usare le armi e conoscono le regole della guerra. Insomma, un utile bacino di riservisti.

 

 

In Francia un recente sondaggio pubblicato dal Ministero della Difesa sostiene che più della metà dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni è disposta ad arruolarsi nelle forze armate a fianco dell’Ucraina in caso di emergenza e che il 62% è favorevole alla leva obbligatoria. A sospendere la leva in tempo di pace è stato il presidente Jacques Chirac nel 2001, lasciando agli uomini l'obbligo di registrarsi per la chiamata in caso di necessità. Obbligo adesso esteso pure alle donne. L'annuncio dell'attuale Capo dello Stato Emmanuel Macron di voler inviare truppe a Kiev ha riacceso il dibattito sulla naja. In Grecia, Austria e Danimarca la leva c'è. E Copenaghen da poco ha esteso l'obbligo alle donne. In Finlandia c'è sempre stata: l'80% dei maschi è stato sotto le armi. L'invasione russa del 1939 scotta ancora. Croazia, Romania e Serbia stanno discutendo il ritorno della coscrizione. «Più l'esercito è forte, più la pace è sicura», ha sottolineato il ministro della Difesa serbo Milos Cucevic. «Si vis pacem para bellum», se vuoi la pace prepara la guerra, ha rilanciato da Minsk il presidente della Bilorussia Alexadr Lukashenko che, nell'eventualità di uno scontro, si schiererebbe con la Russia e, come il Cremlino va ripetendo: «Non vogliamo togliere la la terra a nessuno». Tra il 1999 e il 2021 nei Paesi Ue le spese per la difesa sono aumentate solo del 20%. Negli Usa sono incrementate del 66%, in Russia del 292% e in Cina del 592%. Il mondo si prepara a combattere. Il generale Sanders, quello che non piace a Downing Street, l'ha detto in modo più semplice: «Il dividendo della Guerra Fredda è finito. Siamo in una situazione prebellica».

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