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Roccella zittita agli Stati generali: "È il fascismo di oggi". Poi vanno a occupare La Sapienza

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Edoardo Romagnoli
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La ministra Eugenia Roccella è stata contestata da un gruppo di studenti durante il suo intervento agli Stati generali della Natalità. Una cinquantina di giovani provenienti da tutta Italia con il movimento transfemminista Aracne hanno esposto dei cartelli che recitavano «Sui nostri corpi decidiamo noi», lanciando slogan contro le scelte del governo in tema di consultori. La ministra in un primo momento ha provato a proseguire il suo intervento, poi si è alzata in piedi: «Non riesco a vedere cosa c’è scritto, cosa c’è scritto?».

Poi evidentemente qualcuno le legge i cartelli e a quel punto rivolta ai contestatori ha provato a mediare: «Ragazzi ma noi siamo d’accordo. Nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno». E ancora: «È per questo che siamo qui, perché le donne non decidono sul proprio corpo. Non decidono fino in fondo, liberamente, se vogliono avere figli, abbiamo questo problema». A quel punto Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e moderatore del dibattito per l’occasione, è intervenuto proponendo alla ministra di far salire sul palco una delle contestatrici in rappresentanza del gruppo di studenti e studentesse che stavano animando la protesta.

 

La ministra accetta e così una studentessa la raggiunge, ma decide di non partecipare al dibattito limitandosi a leggere un documento sul diritto all’aborto e all’educazione sessuoaffettiva. Roccella ha provato a replicare ma dal fondo della platea, dove si erano riuniti gli studenti, si è levato il coro «Vergogna, vergogna». E così la ministra ha deciso di lasciare la manifestazione. Poco dopo si sfoga sui social invitando «i podisti della libertà» (citando Schlein, Scurati, Saviano, Lagioia e Valerio) a esprimerle solidarietà per l’episodio di «censura». Poi da Vespa a «Cinque minuti» ha spiegato che l’equivoco sulla disponibilità delle donne del loro corpo «credo che nasca dall’emendamento che è stato fatto in Parlamento, ma noi abbiamo sempre difeso la 194». In serata gli stessi che hanno contestato la ministra si aggiungono agli «occupanti» della facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza di Roma.

Non è la prima volta che Roccella viene contestata. Circa un anno fa la ministra era al Salone del Libro di Torino per presentare il suo volume «Una famiglia radicale» quando il suo intervento venne interrotto da un gruppo di attivisti di «Extinction Rebellion» e di «Non una di meno» costringendola a lasciare il palco.

 

Per una Roccella che non è riuscita a parlare ieri, c’è uno Sgarbi che non parlerà domenica. Sì perché l’ex sottosegretario, ora in corsa per l’Europarlamento, si è visto cancellare la presentazione del suo ultimo libro su Michelangelo «Stupore e paura» proprio al Salone del libro di Torino. Il motivo? Lo ha spiegato Annalena Benini, la direttrice del Salone. «Seguiamo le regole della campagna elettorale. Quindi i politici candidati, mi sembra anche una questione di eleganza, non possono presentare i libri». Ma per il critico d’arte si tratta di una scelta assurda: «Il Salone del libro è a Torino e io sono candidato alle Europee nel Meridione». E ancora: «Non ho mancato l’appuntamento torinese per 36 anni e sono certo che in tanti anni avrò incrociato occasioni elettorali». Per Sgarbi la par condicio allargata anche a occasioni non televisive «è un segnale inquietante per la riconosciuta contrapposizione tra politica e cultura, di cui sono stata vittima in tempi recenti». Per l’ex segretario si tratta di un meccanismo che «sancisce dannose incompatibilità e, attraverso proibizioni e limitazioni, invece di garantire pari diritti, impone falsi doveri»

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