caso orlandi
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro a valanga: il mistero della "cassa" e i messaggi whatsapp
Via ai lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Pietro Orlandi, fratello della cittadina vaticana sparita nel 1983, ascoltato insieme agli altri familiari delle due scomparse. "I servizi segreti sono venuti a casa nostra 3 giorni dopo perché questo personaggio dei Servizi aveva anche casualmente conosciuto Emanuela, era amico della cugina di Emanuela. Lui ci ha raccontato che mentre stava in ufficio è arrivata una segnalazione della scomparsa di questa ragazza e di aver detto al capo: ’La conosco, posso andare a dare una occhiata'", ha raccontato Orlandi. "Due giorni dopo è tornato con un ufficiale dei carabinieri di stanza al Sisde che da quel giorno è rimasto a casa nostra", ha detto in audizione, "per noi erano le persone che ci stavamo aiutando, dalla cameretta di Emanuela prendevano tutto per noi erano la salvezza e le persone che ci stavano aiutando, gli davamo tutto".
Il fratello di Emanuela ha indicato anche "tre piste" che da parte della commissione bicamerale di inchiesta "secondo me meriterebbero un approfondimento che nessuno ha mai fatto". "Ci sono dei fatti importanti che non sono mai stati approfonditi, nonostante li abbia riferiti a Diddi", il promotore di giustizia vaticano e titolare del fascicolo sulla Orlandi aperto nel gennaio dello scorso anno dopo alcune istanze presentate dalla famiglia della cittadina vaticana. "Ho portato qui l’esatta copia dei documenti che ho consegnato a Diddi quando sono stato ascoltato lo scorso anno e la stessa copia l’ho data alla Procura di Roma", ha fatto sapere Pietro Orlandi ai parlamentari della commissione, a cui ha aggiunto: "Siccome da un anno a questa parte sono emerse altre cose, ho fatto un fascicolo con alcuni fatti emersi, importanti secondo me. Ci sono fatti recenti che se approfonditi possono permetterci di fare dei passi avanti importanti. Ci sono degli indizi con riscontri veramente importanti".
Il fratello di Emanuela è poi entrato nel dettaglio: "Sono tre situazioni che partono dal 2012. Uno riguarda il magistrato che si occupava dell’inchiesta, il dottor Capaldo, che ha avuto nel 2012 un incontro con gli emissari del Vaticano, il capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani e il suo vice Alessandrini, chiamata poi famosa ’trattativa'. Hanno ammesso anche loro di essere stati lì". Su questo "c’è stata una sorta di ammissione da parte del Vaticano di essere a conoscenza di alcuni fatti. Quindi mi auguro che il magistrato Capaldo sia uno dei primi a essere ascoltato insieme a Giani e Alessandrini che sono cittadini italiani".
"L’altra pista- ha detto ancora Pietro Orlandi- è quella di Londra, riguardo le famose spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per Emanuela che sono state considerate il giorno dopo false e ridicole e nessuno ha più seguito. In questa pista ci sono degli elementi importanti che nel corso di questi anni ho proseguito, mi hanno portato a fatti e documenti che meritano un vero e proprio approfondimento. Ho portato qui tutto un memoriale, con documenti e lettere tra il cardinal Poletti e il sottosegretario a Londra relativi a questo fatto".
La terza pista è quella "dei messaggi whatsapp, che ho ricevuto qualche anno fa, tra due persone vicine a papa Francesco su telefoni riservati della Santa Sede". Questi messaggi "parlano di documenti di Emanuela, dicono che sono importanti, che bisogna fotocopiarli, parlano di georadar, di come pagare i tombaroli che non si possono pagare in maniera pulita. Si tratta di due persone che facevano parte dell’ufficio Cosea, Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Balda. Si tratta di un ufficio particolare che aveva istituito nel 2013 papa Francesco per interessarsi delle criticità che c’erano in Vaticano e tra queste due persone nasce questa sorta di messaggi perché avevano trovato dei documenti relativi a Emanuela, una cassa contenente cose appartenenti a Emanuela. Mi hanno detto anche dove si troverebbe questa cassa, depositata a Santa Maria Maggiore. Sono cose che ho detto a Diddi quando sono stato ascoltato lo scorso anno, chiedendo che venisse ascoltata quanto prima Francesca Immacolata Chaouqui che mi aveva dato gli screenshot di questi messaggi. Però da un anno a questa parte ancora non è stata convocata", ha concluso Pietro Orlandi.