Ustica, “azzerati i risarcimenti a Itavia per la strage”. Sequestro da 130 milioni, Giovanardi: “Una svolta”
Nuovo colpo di scena sulla Strage di Ustica. I finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, per un valore di circa 130 milioni di euro, emesso dal Gip del Tribunale di Milano nei confronti di due componenti pro-tempore del consiglio d’amministrazione della società Aerolinee Itavia Spa, la compagnia aerea proprietaria del Dc9 che precipitò nelle acque di Ustica, con la morte delle 81 persone presenti a bordo. Le ipotesi degli investigatori riguardano atti di disposizione patrimoniale sui beni della società da parte degli amministratori della stessa, che ottenuto il controllo della gestione di Itavia, diventandone anche gli azionisti di maggioranza, avrebbero - secondo la tesi della Procura - pressoché azzerato il patrimonio aziendale residuo costituito dai risarcimenti corrisposti dai Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, a seguito delle vicende giudiziarie correlate alla strage del 1980.
A finire sotto la lente d’ingrandimento dei pm sono state in particolare due operazioni di finanziamento pregiudizievoli del patrimonio sociale, una da 130 milioni di euro (mai restituita) e l’altra da 45 milioni di euro (quest’ultima successivamente rimborsata), in favore di società a loro riconducibile. Il finanziamento da 130 milione di euro è stato in particolare utilizzato anche per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia rafforzando in tal modo la posizione di questi amministratori all’interno della stessa. Le indagini, spiega la Procura lombarda, hanno permesso di individuare come le somme, derivanti dal finanziamento di 130 milioni di euro erogato da Itavia a beneficio di una holding finanziaria facente capo ai due indagati, siano state reimpiegate per finalità estranee alla concessione della citata linea di credito.
Per commentare la notizia Il Tempo ha contattato Carlo Giovanardi, ex parlamentare e ministro con delega ai Rapporti col Parlamento, che da molti anni lotta contro chi continua ad alimentare tesi diverse da quella della bomba esplosa a bordo del Dc9: “È uno sviluppo eclatante, è una somma gigantesca, a cui si deve aggiungere una cosa tutta da chiarire, chi si è preso questi milioni? Già c’è tutta una torbida vicenda di copertura, ci sono documenti non ancora resi pubblici, ma si continuano a raccontare fandonie incredibili, ci sono 34 versioni della battaglia aerea… Non siamo mai riusciti a capire chi fossero e che facevano questi amministratori, altro che muro di gomma. La verità storica su Ustica è stata oscurata nell’immaginario collettivo da tutto ciò che è stato detto e scritto successivamente. C’è stato un processo penale, ci sono le perizie tecniche, c’è il parere del governo italiano in Parlamento, mai contraddetta da nessuno in sede istituzionale. Questa notizia è una svolta davvero. La causa della strage di Ustica è stata una bomba a bordo, ricordiamo che i generali sono stati assolti con formula piena. La completa verità sui mandanti e gli esecutori della collocazione della bomba a bordo del DC9 Itavia arriverà con il tempo, come è successo con il Caso Dreyfus o con il massacro di Katyn'”.
In particolare i giudici che hanno assolto i quattro generali dell’Aeronautica Militare, sostengono che nei cieli di Ustica non ci fu nessuna battaglia aerea, in quanto “nessun velivolo risulta aver attraversato la rotta dell'aereo Itavia non essendo stata rilevata traccia di essi dai radar militari e civili le cui registrazioni sono stati riportati su nastri da tutti unanimemente i tecnici ritenuti perfettamente integri. Le ipotesi dell'abbattimento dell'aereo ad opera di un missile non hanno trovato conferma, dato che la carcassa dell'aereo non reca segni dell'impatto del missile. Tutto il resto, non essendo provato, è solo frutto della stampa che si è sbizzarrita a trovare scenari di guerra, calda o fredda, un intervento della Libia, la presenza sul posto del suo leader Gheddafi e così via fino a cercare di escogitare un (falso) collegamento con la caduta di un aereo Mig di nazionalità libica avvenuto in data successiva”.