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Islam, niente più moschee nelle sedi delle onlus. Bloccato il “trucco” usato dagli imam

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Le associazioni di promozione sociale non potranno più prestare la sede ad organizzazioni di culto. Per trasformarle in moschee. Il provvedimento è stato preso dalla Camera dei deputati, che ha approvato la proposta di legge promossa dal capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti che modifica l’articolo 71 del codice del Terzo settore in materia di compatibilità urbanistica dell’uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le proprie attività. I voti a favore sono 135, 112 i contrari e 5 gli astenuti. Il testo, che di fatto interviene introducendo una «stretta» sulle sedi di associazioni di promozione sociale utilizzate come luoghi di culto, incluse le moschee, passa ora all’esame del Senato.

 

 

Nel dettaglio, la proposta di FdI esclude dalle norme previste dal codice del terzo settore tutte le confessioni religiose che non hanno stipulato accordi con lo Stato italiano, quindi è una «limitazione» alle moschee. Recita infatti il testo: «Fatto salvo quanto previsto dagli accordi e dalle intese stipulati ai sensi degli articoli 7 e 8, terzo comma, della Costituzione, le disposizioni» dell’articolo 71 del codice del terzo settore «non si applicano alle sedi e ai locali utilizzati esclusivamente o prevalentemente dagli enti del Terzo settore per attività di culto, che non rispettino gli standard di sicurezza e accessibilità, definiti, anche tenendo conto dell’impatto delle attività sul tessuto urbano circostante». Con decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con il ministero dell’Interno e con il ministero della Salute, sentito il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si invita ad adottare il provvedimento entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione». Dunque, la nuova norma prevede che la procedura agevolata per il cambio di destinazione d’uso prevista dal codice del Terzo settore non si applica alle sedi e ai locali utilizzati esclusivamente per attività di culto che «non rispettino gli standard di sicurezza e accessibilità».

 

 

Le opposizioni hanno duramente protestato contro la proposta di legge targata FdI, lamentandone l’incostituzionalità, e il rischio di «discriminare» i cittadini musulmani. Nella relazione introduttiva al testo, si legge: «Nell’ultimo decennio si è registrata nel nostro Paese una diffusa proliferazione di associazioni di promozione sociale che, di fatto, però, hanno come funzione esclusiva o prevalente quella di gestire luoghi di culto per le comunità islamiche in immobili privi dei requisiti urbanistici, strutturali e di sicurezza necessari per tale destinazione d’uso». In sostanza, la norma il codice riservato alle associazioni «è diventato il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle forze dell’ordine».

 

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