allerta infiltrazioni

Hamas si prende gli atenei: dagli ex Br agli anarchici cresce il clima d'odio

Fracesca Musacchio

Mettere al bando lo Stato ebraico e interrompere le relazioni di ogni tipo, da quelle economiche a quelle di ricerca, attività tipiche del movimento Bds, Boicottaggio-disinvestimento-sanzioni. Chiudere i rapporti con aziende israeliane a tutti i livelli. Cancellare Israele. Nelle proteste universitarie pro Palestina, dall’Europa agli Stati Uniti, le richieste sono uguali e si ripetono da settimane. Ma non solo. Anche le modalità di esecuzione e messa in campo delle azioni studentesche si assomigliano. A volte tanto, forse troppo. E allora il sospetto è che dietro vi sia una regia occulta, che in qualche modo guida e accompagna le manifestazioni pro Palestina che da mesi si susseguono fuori e dentro le università.

 

 

Gli analisti di intelligence, da tempo, sono al lavoro per seguire il filo di una possibile infiltrazione di Hamas proprio all’interno delle reti studentesche. In Italia, in alcune manifestazioni di piazza, è spuntata la bandiera di Hamas. Come in quella di Milano a novembre scorso dove è apparso un cartello con la scritta: «Con Hamas, le brigate Ezzedin al-Qassam e il popolo palestinese», firmato «Partito Marxista-Leninista italiano». E durante il corteo qualcuno ha anche urlato: «Hamas è resistenza, non sono terroristi». E anche in altri contesti sono apparsi simboli del gruppo terroristico. E adesso che nelle università americane è divampata la protesta contro Israele, da quella di Stanford arriva l’ennesimo segnale preoccupante sulla possibile infiltrazione di Hamas. L’ateneo ha infatti chiesto al Fbi di indagare su un individuo fotografato mentre indossava una bandana simile a quella dei membri di Hamas. Il soggetto in questione si trovava nell’accampamento allestito dagli studenti filo palestinesi, mentre indossava la bandana dei membri di Hamas, nello specifico la variante usata dai membri dell’ala militare, le Brigate al-Qassam, terroristi conclamati.

 

 

Fanatici o segnale preoccupante? Di certo, le manifestazioni e il rischio violenza che può derivarne stanno fortemente limitando le attività legate ad Israele in molti atenei anche italiani. Tra questi la Statale di Milano, dove per il prossimo 7 maggio era previsto un convegno su che è stato annullato per motivi di riprogrammato per giugno. «A controparte propal a cui tutto sembra concesso, nonostante i metodi che hanno di democratico e pluralista fatto sapere Walker Meghnagi, presidentedella Comunità Ebraica di Milano- Quella volta che ci si presenta la possibilità di poter esprimere le nostre ragioni, spesso ci viene vietata da militanti propal. E quando riusciamo a esprimerci lo dobbiamo fare in circostanze che richiedono una forte presenza delle forze dell’ordine. L’ultimo esempio è di questi giorni quando abbiamo dovuto posticipare un nostro convegno organizzato alla Statale per martedì 7 maggio. Questo però - ha precisato - non ci ha scoraggiato dal riproporlo con lo stesso palinsesto a giugno, garantendo altresì la partecipazione dello stesso pannello di oratori e nella speranza che sia un momento più sereno e con meno intolleranza». E a proposito di intolleranza, giovedì sera a Livorno circa 300 persone della «Livorno antifascista» hanno contestato il ministro Matteo Salvini durante la presentazione del suo libro con il lancio di uova, petardi e fumogeni.