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Monfalcone, “niente commissario”. Il Consiglio di Stato gela i Centri islamici

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Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta presentata dai rappresentanti dei Centri islamici per la nomina di un commissario ad acta per imporre al Comune di Monfalcone l’individuazione di siti di preghiera. La decisione è stata commentata così dal sindaco Anna Maria Cisint, finita sotto scorta per via delle minacce ricevute sui social e relative alla chiusura per ragioni di sicurezza di due centri di preghiera islamici in città: “È l’ennesimo pronunciamento dell’organo giurisdizionale che conferma la correttezza del comportamento tenuto dell’ente. L’Amministrazione comunale era intervenuta con due ordinanze nei confronti di due strutture operanti in modo irregolare in locali che, per ragioni urbanistiche, di sicurezza e incolumità pubblica, non potevano essere adibiti a luoghi di culto”. 

 

 

“Peraltro - evidenzia il primo cittadino - ciò è continuato anche in violazione a due pronunciamenti del Consiglio di Stato che avevano confermato che quando la preghiera diventa un esercizio collettivo deve essere praticata nel rispetto della legge e rendendo quindi validi i provvedimenti del Comune, che sono stati sistematicamente violate in questo periodo. I responsabili dei due centri avevano quindi chiesto la nomina di un commissario per imporre all’amministrazione pubblica siti temporanei di preghiera alternativa a quelli indicati, dopo una accurata ricognizione, dagli uffici municipali, che ora è stata anch’esso respinto dal Consiglio di Stato”. 

 

 

Cisint conclude così il suo intervento: “Questa nuova decisione conferma la mia convinzione che in uno Stato laico il Comune non si occupa dei bisogni e delle sedi confessioni religiose. Non è compito del sindaco soddisfare, con i soldi di tutti i cittadini, le pretese private di una componente che sta perseguendo un evidente processo di islamizzazione, non rispettando la legalità, leggi e i principi del nostro ordinamento”.

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