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Costa d'Avorio, il Salis dimenticato nel carcere lager: il caso di Maurizio Cocco

Christian Campigli 
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Uno nessuno centomila Ilaria Salis. Mentre Avs decide di candidare alle prossime elezioni europee l’insegnante detenuta in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due estremisti, nel mondo vi sono oltre duemiladuecento italiani attualmente incarcerati in istituti di pena. Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli di Italia, eletto nella circoscrizione estera America Settentrionale e Centrale, ha deciso di aiutare questi "conti di Montecristo". Figli di un dio minore dimenticati dalla sinistra. Esseri umani che, spesso, scontano la propria prigionia in ambienti malsani. Nei quali persino potersi lavare diventa un lusso.. Tra questi vi è Maurizio Cocco, un ingegnere di Fiuggi, detenuto a Abidjan, in Costa d’Avorio in condizioni medioevali, con violazioni delle norme processuali e dei diritti umani, in una struttura pensata per poco più di 1000 persone ma che ne ospita oltre diecimila.

 

«L’ingegner Cocco sta morendo - ha denunciato Andrea Di Giuseppe - È stato prima incolpato di far parte di un’organizzazione di narcotrafficanti. Successivamente alla caduta di queste imputazioni, è stato accusato di frode fiscale senza che venissero esibite le prove: è in regime di carcere preventivo da giugno 2022, un periodo di detenzione addirittura superiore a quello di una possibile condanna per il reato contestato».

Una quotidianità, quella del nostro connazionale, che pochi esseri umani sarebbero in grado di tollerare. Cocco vive in una camerata di pochi metri con decine di persone, senza servizi igienici, e privo di assistenza sanitaria per le sue gravissime patologie. «Bisogna fare in modo aggiunge l'esponente di Fdi - che i duemila italiani carcerati in tutto il mondo abbiano un giusto processo, siano liberati in caso di innocenza o vengano riportati in Italia quando le leggi internazionali lo consentano». Ma come si possono limitare situazioni che vanno ben oltre il più cruento dei film dell’orrore? «In certi Paesi, anche la sola presenza fisica di un membro del Parlamento Italiano o dell’ambasciata può risultare fondamentale - ha concluso Di Giuseppe Mi ha raccontato Cocco che nel suo carcere hanno perfino staccato l’acqua, è impossibile lavarsi. Non possiamo accettare questa realtà».

 

Purtroppo la realtà di Maurizio Cocco non è un caso insolito come si potrebbe pensare. Il nostro quotidiano, poche settimane fa, ha raccontato anche il caso di Stefano Conti, detenuto a Panama con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Un reato odioso, ma che il nostro connazionale semplicemente non ha mai commesso. «Durante l’udienza è emerso che l’avvocato delle cinque presunte vittime ha presentato un esposto, immediatamente accettato dal giudice - ci ha raccontato ancora Di Giuseppe - In sostanza, l’accusa avrebbe costretto le donne a testimoniare il falso. Il caso sta quindi prendendo tutta un’altra piega e siamo ottimisti. Io ero accanto a Stefano e quando gli agenti di custodia lo hanno prelevato da casa, lui è entrato in aula con le manette ai polsi. Eppure non ha avuto tutto il clamore mediatico riservato alla Salis». Uomini, donne che vivono il dramma di essere accusati di crimini efferati, spesso sulla base di testimonianze farlocche, lontani da casa, in condizioni disperate. Realtà che grazie al quotidiano lavoro di Andrea Di Giuseppe, stanno pian piano emergendo.

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