Israele, Iran e incubo attentati in Italia. Esperti e analisti a Il Tempo: cosa succede adesso
L'attacco dell'Iran a Israele fa emergere nuovi scenari sulla situazione esplosiva in Medio Oriente mentre anche in Italia si innalza l'allerta terrorismo. Il Tempo nell'edizione di lunedì 15 aprile ha raccolto i pareri di esperti autorevoli come Giampiero Massolo, Leonardo Tricarico, Andrea Margelletti, Lucio Martino e Victor Fadlun. Proprio il presidente della comunità ebraica di Roma spiega che "fino all’offensiva di sabato l’Iran aveva colpito Israele solo per procura, siamo di fronte a qualcosa di inedito. Quello che sta accadendo sul teatro del conflitto ha conseguenze inevitabili anche sulla nostra comunità: il livello di attenzione è aumentato. Noi, però, continuiamo a osservare gli appuntamenti della vita comunitaria e religiosa. Si tratta di un momento difficile in cui ci dobbiamo aiutare l’uno con l’altro. Possiamo contare sull’aiuto delle autorità, con le quali abbiamo un dialogo e uno scambio di informazioni continuo".
Il presidente del Csi Andrea Margelletti osserva che "un Paese è sicuro se è forte", e solo "poche settimane fa, in maniera coraggiosa, il ministro Crosetto ha detto che l’Italia non è pronta. Tale dichiarazione avrebbe dovuto sollevare uno tsunami, sia dentro che fuori al Parlamento. Nessuno, invece, si è chiesto il perché di tale appello, a maggior ragione considerando quanto accaduto nelle ultime ore. Questo è il vero problema".
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Come evitare l'escalation? "Gli iraniani hanno fatto un’operazione di propaganda, lanciando i loro missili e ottenendo i risultati che volevano. Dall’altra parte, gli israeliani hanno impedito l’operazione. Hanno, quindi, vinto. Ci sono, però, dinamiche politiche più complesse, legate soprattutto alle scelte del governo Netanyahu" spiega Margelletti secondo cui l'esecutivo israeliano "potrebbe essere intenzionato ad allargare il conflitto" per allungare la carriera politica del primo ministro.
Per il generale Tricarico ora l’auspicio di tutti "è che il sostanziale fallimento dell’aggressione iraniana plachi il desiderio di vendetta di Teheran (questo pare al momento l’orientamento iraniano) ed allo stesso tempo non inneschi reazioni da parte di Israele". Ma è "innegabile che si sia trattato di un atto molto grave, di un atto che comunque ha segnato un cambio di passo in un conflitto". "Nessuno può escludere che le potenzialità deflagratorie della vendetta iraniana si siano esaurite con la grandinata di missili della notte del 13 aprile", commenta l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare.
C'è poi il ruolo dell'Italia nell'ambito della guida del G7. L’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, fa notare che "l’Italia sta facendo quell’azione di moderazione che le è propria e le è sempre appartenuta. Partecipando allo sforzo diplomatico internazionale, da una posizione privilegiata, in quanto presidente del G7, è protagonista in una partita in cui il suo ruolo può essere decisivo". Dal punti di vista militare e strategico "fino a ora Iran e Israele si sono combattuti per procura. Dopo questo scambio, invece, siamo passati al confronto diretto. Adesso bisogna vedere come reagirà Israele. Lo sforzo della comunità internazionale è teso a fare in modo che non ci sia una reazione eccessiva. Altrimenti potrebbe esserci un’escalation molto difficile da gestire".
Il conflitto in Medio Oriente segue in ordine di tempo la guerra in Ucraina e con essa si intreccia. "Il presidente russo Vladimir Putin, nel combattere una minaccia a suo avviso esistenziale in Ucraina, sembra intravedere in quanto sta avvenendo nel Medio Oriente delle dinamiche che potrebbero tornare tanto a suo vantaggio quanto a suo svantaggio", spiega il gironalista esperto di geopolitica Lucio Martino. È "indubbio che la Federazione Russa ha tratto e trae vantaggio dal caos successivo agli eventi dello scorso 7 ottobre e, più in particolare, dalle operazioni militari israeliane nella striscia di Gaza in quanto distolgono l’attenzione e le risorse dell’Occidente dal conflitto in Ucraina", nota Martino, ma è altrettanto vero che ora Putin "rischia di perdere molto se l'intera regione finisse con lo sprofondare in un conflitto più ampio e intenso" anche alla luce della recente partnership con l'Iran.