Guerra, pandemia, clima e crisi economica non ci lasciano scampo. Psichiatra in allarme
Momenti davvero difficili per tutti. Macro crisi economiche, il recente passato «segnato dalla pandemia di cui portiamo ancora i segni», il cambiamento climatico «che c’era anche prima, ma adesso è diventato evidente a tutti». E, ovviamente, le guerre in corso, con «la minaccia nucleare sempre incombente». Siamo di fronte, in tempi molto ravvicinati, «a una somma di eventi negativi eccezionali da affrontare. E questo, in generale, ci rende più fragili e vulnerabili sul piano psichico perché viene erosa la nostra capacità di resilienza». A tracciare l’analisi all’Adnkronos è lo psichiatra Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) e direttore emerito di psichiatria all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, dopo l’attacco di droni dell’Iran contro Israele e l’aggravarsi delle tensioni internazionali.
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«Dal punto di vista clinico - spiega Mencacci - notiamo una indubbia crescita di disturbi d’ansia. Non si tratta solamente di un disagio ma di un rischio psico-sociale. La condizione di totale frammentazione, ma anche di imprevedibilità e l’eccezionalità degli eventi che stiamo vivendo, fanno da cassa di risonanza a stati di allerta già presenti nel quotidiano. La somma degli accadimenti da fronteggiare è particolarmente importante in questa fase. E quando ‘consumiamo’ la nostra capacità di resilienza, oltre ai problemi d’ansia e stress il rischio è che ci ‘abituiamo’, ci ‘congeliamo’, diventiamo indifferenti, perdendo sempre di più la capacità di compartecipare agli eventi umani».
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La notte scorsa, durante l’attacco dell’Iran, «oltre alle paure del futuro, la preoccupazione generale, e sana - rimarca l’esperto - era anche per le persone coinvolte, per la loro incolumità. È l’empatia che ci rende umani. Un ‘congelamento’ di questa capacità sarebbe è un grave danno». I timori di un'escalation globale non fanno altro che aumentare le sensazioni negative.
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