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Alessia Pifferi, la criminologa Vagli individua il "sintomo della menzogna"

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Condannare Alessia Pifferi all’ergastolo. È la richiesta pronunciata in aula dal pm di Milano Francesco De Tommasi che ha chiesto il massimo della pena per la madre accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi. Dopo cinque ore di requisitoria, il rappresentante della pubblica accusa ha tirato le file e sottolineato "l’intenzione" dell’imputata che "lascia solo la figlia per sei lunghissimi giorni" e se hai 18 mesi "l’unica persona su cui puoi contare è tua madre". Per il pm Alessia Pifferi "non ha mai mostrato segni di pentimenti, non si è mai assunta la sua responsabilità per quello che ha fatto, ha assunto un atteggiamento finalizzato esclusivamente a scrollarsi di dosso la sua responsabilità lei che non consentito alla figlia di farsi la sua vita". Questo è il caso di cronaca che è finito sotto la lente di Myrta Merlino e dei suoi ospiti. 

 

 

"Segnale riconducibile alla menzogna. Quando dice 'Non pensavo potesse accadere questo a mia figlia', chiude gli occhi e ha un battito accelerato delle palpebre. È un sintomo canonico della menzogna perché si ha il timore di essere scoperti": sono questi i segnali colti dalla criminologa Anna Vagli, che in diretta dallo studio di Pomeriggio Cinque ha cercato di analizzare quanto emerso dalle dichiarazioni rilasciate da Pifferi in aula. "Il corpo contraddice quello che uno sta dicendo con le parole. Quando dice che non sapeva che sua figlia sarebbe morta alza la spalla. Anche in questo, con il corpo contraddice quello che dice con le parole", ha aggiunto l'esperta, sostenendo così la richiesta del pm. 

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