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Amanda Knox, “va condannata a 3 anni”. La richiesta del Pg sul processo per calunnia

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«Era consapevole dell’innocenza di Patrick Lumumba», suo datore di lavoro in un pub di Perugia, ed era «consapevole di fare agli inquirenti il nome di una persona che non c’entrava nulla con l’omicidio» della 21enne studentessa inglese Meredith Kercher: per questo va confermata la condanna alla pena della reclusione di tre anni per Amanda Knox. È questa la richiesta formulata dal procuratore generale Ettore Squillace Greco nel corso del nuovo processo per calunnia presso la Corte d’assise d’appello di Firenze, disposto dalla Corte di Cassazione lo scorso 12 ottobre. La sentenza è prevista per il prossimo 5 giugno.

 

 

L’imputata non era presente in aula oggi durante la requisitoria. Knox, è stata già assolta in via definitiva, insieme a Raffaele Sollecito, all’epoca suo fidanzato, per l’assassinio della studentessa avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. Per l’omicidio della studentessa l’unico condannato a 16 anni di carcere in rito abbreviato è stato Rudy Guede, che ha ottenuto la semilibertà nel 2019. Lumumba, invece, venne definitivamente scagionato dopo aver trascorso in carcere 14 giorni. Della lunga vicenda giudiziaria perugina è rimasto in piedi solo il filone del reato di presunta calunnia nei confronti di Lumumba: era stato indicato come il possibile assassino di Meredith nel memoriale che Amanda scrisse il 6 novembre 2007 prima di essere trasferita in carcere perché accusata a sua volta dell’omicidio. La difesa della Knox ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento della sentenza precedente e un rinvio alla Corte d’assise d’appello di Firenze per presunte violazioni accertate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che Amanda avrebbe subito al suo diritto ad avere un’adeguata assistenza difensiva e linguistica nel redigere il memoriale.

 

 

«Amanda è una ragazza molto intelligente, sempre presente a sé stessa ed effettivamente, a mio giudizio, il movente della calunnia sta nel fatto che si sentiva pressata dagli investigatori e per sviare le indagini fece ricorso a un classico di queste situazioni: fece il nome di un falso colpevole, spese il nome di un innocente sapendolo innocente», ha detto l’avvocato Carlo Pacelli, difensore di Lumumba. «Che la calunnia sia stata perpetrata, è stato riconosciuto da tutte le sentenze». Diversa la versione dei legali dell’imputata durante le loro arringhe. «Quello che bisogna riconoscere oggi è il gravissimo errore giudiziario che è stato fatto nei confronti di Amanda Knox: non lo dice la sua difesa, lo dice la Corte europea dei diritti dell’uomo», ha detto l’avvocato Carlo Dalla Vedova. «In questo processo - ha aggiunto l’avvocato Luca Luparia Donati - ci sono le vittime: Meredith, la vittima principale; poi la parte civile di oggi, Lumumba; ma anche Amanda Knox che è innocente e ha subito anni di processo e processi mediatici». L’avvocato Dalla Vedova ha ricordato che «Lumumba aveva portato 12 testimoni che dicevano che la sera del delitto era alla cassa del suo pub», e «quindi poteva essere subito liberato, ma è stato vittima dello stesso errore che è stato commesso con Amanda». I legali che difendono la statunitense hanno chiesto, pertanto, che Amanda venga assolta dall’accusa di calunnia.

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