Dossieraggio

Dossieraggio, il “caso Striano” poteva morire subito: il retroscena sul diario bomba

Il caso Striano è esploso fragorosamente, ma l’indagine poteva non essere così ampia e ha rischiato di morire in partenza. A raccontare tutti i retroscena della storia è il Corriere della Sera, che spiega come risalga ad un anno fa, il 10 marzo 2023, la perquisizione a carico del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano. Le perizie effettuate sui dispositivi sequestrati hanno permesso di far emergere le migliaia di segnalazioni di operazioni sospette (Sos) e di scatenare quanto sta avvenendo negli ultimi giorni, con annessa aspra polemica politica. Ma all’inizio dello scorso anno l’indagine ha “rischiato” di essere chiusa in breve tempo.

 

 

Il tutto nasce dall’esperto dell’appena nominato ministro della Difesa, Guido Crosetto, che il 31 ottobre 2022 presenta un esposto per via di alcuni articoli del Domani sul suo patrimonio. La Procura di Roma individua in pochi giorni che è stato Striano ad effettuare gli accessi alle banche dati e a ricavare i dati su Crosetto. E già entro fine anno gli accertamenti vengono terminati. “L’inchiesta ha risposto alla richiesta del ministro di trovare i responsabili della ‘fuga di notizie’ che lo riguardava, e la pm Giammaria propone al procuratore aggiunto con delega ai reati informatici di notificare a Striano l’avviso di conclusione delle indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. L’aggiunto però suggerisce di convocare prima l’indagato, per acquisire la sua versione dei fatti. Il finanziere, informato dell’inchiesta a suo carico comunicatagli il 12 gennaio 2023 con l’invito a eleggere domicilio presso un avvocato, viene convocato per il 1° marzo, con un invito a presentarsi notificatogli il 27 febbraio. È il momento della svolta”, il racconto del quotidiano.

 

 

Senza alcuna risposta da Striano o con risposte limitate alla vicenda del ministro si sarebbe probabilmente proceduto con un rinvio a giudizio e probabile condanna per il solo Striano per quell’unica situazione. “Invece l’ufficiale - racconta ancora il Corsera - decide di rispondere. E di dire che lui da anni fa interrogazioni ‘ad ampio raggio’ a banche dati di ogni genere su ordine del pm responsabile del suo ufficio, perché è così che si lavorava alla Dna, in cerca di Sos e altri indizi informatici di possibili infiltrazioni criminali nell’economia e altri settori. Depositando una sorta di ‘diario’, con l’elenco di tutti gli accessi”. L’inchiesta, visto che è stato tirato in ballo Antonio Laudati, pm della Procura Antimafia, passa a Perugia, sotto la guida di Raffaele Cantone. Oltre a tutta l’indagine resta pure da chiarire perché Striano abbia deciso di parlare di tutti gli accessi alle informazioni.