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Migranti, i veri numeri degli sbarchi: il decreto Ong funziona

Dario Martini

 Il decreto sulle Ong voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi entrato in vigore all’inizio dello scorso anno funziona e ha messo in evidenza quali sono le organizzazioni che non rispettano la legge italiana. Sono già 17 (vedi grafico a fianco) i provvedimenti di fermo amministrativo, dai 10 ai 20 giorni di stop, e le sanzioni elevate, che variano da tremila a diecimila euro.

È bene ricordare che il provvedimento in questione ha introdotto una serie di regole a cui queste navi devono sottostare quando compiono le loro operazioni di salvataggio in mare. Le prescrizioni principali da osservare sono due: hanno l’obbligo di dirigersi verso il porto che viene loro indicato dalle autorità e non possono compiere più operazioni di soccorso. La ratio di questa ultima disposizione è semplice: una volta che i migranti vengono fatti salire a bordo bisogna portarli il prima possibile nel porto assegnato, senza farli restare inutilmente altri giorni in mare nell’attesa di far salire altri profughi. La Ong che ha trasgredito più volte il «Codice di condotta» è la Ocean Viking, nave battente bandiera norvegese ma che che appartiene alla francese Sos Mediterranee. È la stessa Ong che nel novembre 2022 si rese protagonista delle cronache con il rifiuto di dirigersi a Marsiglia, con conseguente "braccio di ferro" tra Italia e Francia, con Emmanuele Macron che non voleva saperne di aprire le porte ai migranti.

 

Alla fine dovette cedere, ma pochi giorni dopo i migranti si erano già volatilizzati. La Ocean Viking è stata fermata una prima volta il 13 luglio scorso a causa di alcune irregolarità riscontrate dagli ispettori della Guardia Costiera saliti a bordo della nave ormeggiata nel porto di Civitavecchia. Altri due fermi, con sanzione annessa, sono scattati il 3 novembre scorso ad Ortona, il 31 dicembre a Bari e pochi giorni fa, il 10 febbraio, a Brindisi. Dalla Ong hanno sempre ribadito che non intendono, ora né mai, sottostare alla legge italiana dal momento che si definiscono «ambulanza del mare» e che quindi non possono esimersi di tenere la condotta che ritengono più opportuna. Per protestare contro l’ultimo fermo di 20 giorni a Brindisi hanno inscenato una manifestazione di protesta al porto contro quella che definiscono la «criminalizzazione di una Ong messa in atto dallo Stato italiano». Al secondo posto, con tre fermi amministrativi, troviamo la Open Arms e la Sea Eye 4. Open Arms è una Ong spagnola, la stessa che ha denunciato il ministro Salvini quando era titolare del Viminale nella scorsa legislatura per cui si sta celebrando un processo per sequestro di persona a Palermo.

Nell’agosto scorso, mentre si trovava sotto fermo nel porto di Marina di Carrara, ha fatto salire a bordo alcuni parlamentari del Pd che hanno colto l’occasione per farsi una foto ricordo con l’equipaggio. Sea Eye 4, nave battente bandiera tedesca come la maggior parte delle Ong che operano tra Italia e Nord Africa, invece è stata fermata la prima volta a inizio giugno 2023 per aver fatto più operazioni prima di dirigersi al porto di Ortona. Le altre Ong ribelli sono la Sea Watch con le nave Aurora (sanzionata due volte), la Geo Barents, la Mare Go, la Mare Jonio che ha come capo missione l’ex attivista no global Luca Casarini, e la Louis Michel finanziata dall’artista britannico Bansky e la Humanity 1 finanziata dal governo tedesco, un caso che ha causato non pochi attriti tra Roma e Berlino.