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Marco Pantani, a 20 anni dalla morte sappiamo la verità? Il punto sulle inchieste
I fan e gli appassionati di ciclismo lo ricordano con commozione ogni anno, ma questa volta è un po' diverso perché la cifra è tonda. Sono venti infatti gli anni che ci separano dalla morte di Marco Pantani, da quando il 14 febbraio 2004, giorno di San Valentino, il Pirata veniva ritrovato senza vita nel residence «Le Rose» di Rimini. Una comparsa su cui non è ancora stata fatta del tutto chiarezza. La morte del campione di ciclismo, come rivelato dall’autopsia, è avvenuta fra le 11:30 e le 12:30, causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un’overdose di cocaina e, secondo una perizia effettuata in seguito, anche di psicofarmaci. Eppure l’inizio della fine è datata 5 giugno 1999 quando venne clamorosamente sospeso da un Giro d’Italia che aveva già vinto per l'ematocrito troppo alto.
Sui dubbi di quel test antidoping, sulle inchieste e sui fatti che seguirono Il Tempo ha realizzato il podcast "Abisso Pantani - Il Giorno dei Giorni", che segue il filo rosso tra i fatti di Madonna di Campiglio e il dramma di Rimini con le rivelazioni dell'avvocato di allora del Pirata, Roberto Manzo.
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Nel '99 la provetta di Pantani è stata manomessa? E come è possibile dimostrarlo? Il Pirata è stato volontariamente fatto fuori dal giro, mazzata che lo farà sprofondare nell’abisso della droga e della depressione? "Il 5 giugno 1999 è il giorno della morte di Marco Pantani. Non fisicamente, ma moralmente e spiritualmente. Perché è vero, come diceva Pasolini: "so chi sono i colpevoli ma non ho le prove". Sono certo che sia stato fregato", spiega Manzo nel podcast in cui ripercorre le tappe dell’ultima, tragica corsa di Pantani. Perché la possibile manomissione del test ematico e la tesi del giro delle scommesse clandestine erano già agli atti del primo processo, quello per frode sportiva terminato con l’assoluzione, celebrato in un momento in cui Pantani, da idolo delle masse, era diventato per tutti un dopato.
Negli ultimi anni la famiglia di Pantani ha cercato a più riprese di dimostrare in tribunale che si è trattato di omicidio o comunque che qualcuno era presente, in quei giorni, nel residence di Rimini. Tentativi che non si sono concretizzati in processi e sentenze. "Una volta che ci sarà un atto formale di richiesta di archiviazione da parte dell’ufficio di Procura, lo valuteremo. Esamineremo soprattutto gli atti acquisiti nel corso delle indagini che, si dice, siano state svolte e decideremo se è una richiesta inoppugnabile, legittima, direi addirittura condivisibile oppure se è una richiesta di archiviazione verso la quale è legittimo o addirittura doveroso proporre opposizione", ha dichiarato recentemente l’avvocato Fiorenzo Alessi, legale della famiglia di Marco Pantani, in merito alla possibile archiviazione del terzo filone di indagine sulla morte del grande campione di ciclismo da parte della Procura di Rimini. Ma la madre di Marco, Tonina, continua a cercare la verità.