caso a firenze
Altro che Rai, la vera censura la fa la sinistra: caso Pro Vita a Firenze
Un Giano bifronte. Pronto a negare anche l'evidenza, disposto a censurare ciò che il politicamente corretto ritiene incongruente col “nuovo corso”. Salvo poi urlare alla dittatura mediatica quando si parla di Rai e di Sanremo. L'ennesima conferma di una sinistra lontana anni luce anche solo da un briciolo di coerenza giunge da Firenze. Una denuncia, quella resa nota dal capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella, e dal candidato al Consiglio comunale, Fabio Scaffardi che ha davvero dell'incredibile.
“Troviamo gravissimo che il Comune di Firenze si sia rifiutato, tramite una semplice email dell'ufficio affissioni di SaS, di affiggere i manifesti dell'Associazione Pro Vita e Famiglia, a difesa della vita e per la tutela del concepito. Questo è un attacco palese alla libertà di espressione e di pensiero garantite dalla Costituzione. Palazzo Vecchio si appiglia all'art. 23 comma 4-bis del Codice della Strada, che vieta l'affissione di manifesti violenti, sessisti, discriminatori e offensivi, ma non vediamo cosa ci sia di offensivo nel promuovere la vita umana. Ancora una volta - osservano i due esponenti di Forza Italia - la sinistra e il Pd predicano in un modo e si comportano all'opposto. Predicano tolleranza, rispetto per la pluralità di opinioni e posizioni, ma poi usano il loro potere per negare agibilità politica e visibilità a chi non si conforma alle loro idee. Questo divieto è gravissimo, sia a livello di rispetto della democrazia, sia a livello giuridico: usare quell'articolo del Codice della Strada è palese malafede, indice di una mentalità censoria e anti democratica”.
Sulla stessa linea anche Fratelli d'Italia che, attraverso una nota dei consiglieri comunali Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, hanno annunciato l'intenzione di portare l'intera vicenda in Parlamento. “Ancora una volta il Comune di Firenze vieta al movimento Pro Vita di affiggere dei manifesti che invitano a riflettere sul tema dell’aborto. La volta scorsa come Fdi avevamo chiesto le dimissioni dell’assessore Albanese, scoprendo poi che era stata una telefonata da un ufficio di Palazzo Vecchio a fermare l’affissione. Stavolta è bastato ancora meno al Comune: una e-mail dell’ufficio affissioni di SaS (partecipata al 100% dal Comune stesso) che citando un articolo di legge, il 23 comma 4-bis del Codice della Strada, dà il diniego. Come se il tema dell’aborto potesse rientrare nella fattispecie dell’articolo, che parla di messaggi sessisti, violenti, lesivi della libertà altrui o discriminatori. Qui ad essere discriminatorio è proprio il Comune di Firenze, che nega l’agibilità politica ad un pensiero. La misura è colma. Questa sistematica censura di chiunque non aderisca al pensiero del Pd e della sinistra è inaccettabile e chiederemo ai nostri deputati di affrontare la questione in Parlamento. Ci auguriamo che sia promossa un’iniziativa parlamentare per fermare questo scempio. Da parte nostra chiederemo conto in Consiglio comunale, un’altra volta, di chi sia la responsabilità. Perché abbiamo un sindaco molto bravo a parlare di tanti temi, in radio, in tv, dappertutto, ma mai l’abbiamo sentito pronunciare una parola su queste vicende".