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Medio Oriente, incubo guerra totale. L'analista Salem: il vero obiettivo dei raid Usa

Luca De Lellis
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Lo spauracchio guerra “totale” nel Medio Oriente è lo scenario internazionale che allarma maggiormente nelle ultime settimane. Sì, perché dietro i ripetuti attacchi reciproci tra i “ribelli” di Houthi e le armate militari di Gran Bretagna e Stati Uniti si cela un vortice di intrecci, legami commerciali e politici, che da un momento all’altro potrebbero far saltare il banco. Ci sono due tipi di iniziative militari che stanno conducendo Washington e Londra nel tentativo di frenare le velleità degli Houthi e affermare la propria supremazia, ha spiegato Paul Salem durante la puntata di In Mezzora su Rai 3. I primi, “quelli contro gli Houthi”, servono davvero a “cercare di ridurre la loro capacità di interferire con le attività di Usa e Gran Bretagna nel Mar Rosso”. Ergo, “rappresentano una campagna mirata” per impedire loro di ostacolare l’influenza commerciale in quelle acque delle due potenze occidentali. 

 

Secondo il presidente e amministratore delegato del Middle East Institute – la più antica istituzione con sede a Washington dedicata esclusivamente allo studio del Medio Oriente – “gli altri attacchi indirizzati invece alle milizie siriane e irachene sono più simbolici”. Ovverosia, “un tentativo di mandare un messaggio all’Iran che sostiene questi gruppi rivoluzionari”, un avviso che questi punzecchiamenti troveranno una risposta pronta dagli Stati Uniti. Tuttavia, e qui Salem – in quanto esperto di conflitti del genere – ci tiene a tenere il mare più calmo possibile, “non mi aspetto a breve un’escalation militare, perché non è ciò che vuole l’Iran, men che meno è l’intenzione di Joe Biden”. Certo è che la tempesta è sempre pronta a scatenarsi, e l’ospite della conduttrice Monica Maggioni lo ammette: “Il rischio è sempre dietro l’angolo, ma la cosa più probabile è che non vedremo grandi escalation”.

 

Intanto però la situazione nello Yemen è quanto mai tesa, perché gli Houthi – schierati dalla parte dei palestinesi nel conflitto con Israele – hanno fatto sapere che non intenderanno placarsi fintanto che dureranno le devastazioni di Benjamin Netanyahu nella Striscia di Gaza. E più le scaramucce proseguono, più aumenta la reputazione rivoluzionaria del gruppo di “ribelli” nel territorio, con dietro la sagoma pesante dell’Iran, in una sorta di crociata contro gli interessi economici di Stati Uniti e Gran Bretagna.

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