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Giovanna Pedretti, dolore e rabbia nel giorno dei funerali. “Illazioni come macigni”, chi viene accusato

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Tra commozione e rabbia Sant’Angelo Lodigiano ha salutato oggi Giovanna Pedretti, la ristoratrice di 59 anni trovata morta due domeniche fa, nel fiume Lambro, al ponte di Maiano. La comunità si è stretta attorno alla figlia Fiorina e il marito Nello D’Avino, cercando da subito di tenere lontani i giornalisti dal dolore della famiglia. Nella piazza antistante la basilica dei Santi Antonio Abate e Francesca Cabrini, infatti, la tifoseria organizzata del Sant’Angelo ha esposto un lungo striscione: ’Stampa e TV: rispettate alla famiglia e non fatevi vedere più’. Un messaggio arrivato dopo le parole dure della figlia di Giovanna Pedretti, Fiorina, che nei giorni scorsi aveva attaccato duramente la stampa, accusandola della morte della madre dopo le critiche a una recensione ritenuta falsa. Agli stessi giornalisti la famiglia aveva fatto sapere subito di non essere graditi all’interno della chiesa durante i funerali: per questo le tv hanno aspettato all’esterno del sagrato dove, all’uscita del feretro, lo striscione esposto è stato alzato per nascondere il dolore dei familiari dagli obbiettivi di fotografi e videogiornalisti.

 

 

Un altro attacco è arrivato nel corso dell’omelia funebre tenuta da don Enzo Raimondi che ha tuonato contro giornalisti, opinionisti e gli odiatori dei social network, accusati di aver lanciato giudizi sommari che hanno pesato come macigni sulla fragile Giovanna Pedretti. «Da una parte c’è una città che ha bisogno di tutti per nascere e crescere, di contribuire a iniziative benefiche e solidali, convinti che tutti se vogliamo possiamo rendere il mondo migliore. Dall’altra il giudizio sommario senza appello o misericordia di chi parla senza sapere, senza conoscere. Il rincorrere senza alcun filtro delle illazioni, dei sospetti, di castelli di carta tirati in piedi in un giorno e una notte, pesanti come macigni, costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui», le parole del parroco. E ancora. «Da una parte una famiglia, che reclama giustamente il poter vivere giustamente con pudore il proprio dolore, cha bisogno di avere accanto amici e non estranei, che vuole silenzio per tentare di dare un senso a quanto ha lasciato la nostra comunità senza parole. Dall’altra l’invadenza, l’insistenza, il diritto sbandierato di informazione assoluta davanti al quale non si può mettere nient’altro. Da una parte c’è una comunità provata e mesta, desiderosa di essere vicina alla famiglia. Dall’altra il chiedersi sempre troppo tardi per evitare tragedie simili, come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente sempre il loro odio e la cattiveria gratuita nella rete su chiunque, dimenticando il potere distruttivo che hanno semplici parole, ben significato dalla nota massima, ’ne uccide più la lingua che la spada’».

 

 

Sulle note di ’Heal the World’ di Michael Jackson la bara, sormontata da rose, gigli, tulipani bianchi e con incisa sopra una farfalla che vola, è uscita dalla basilica. Quindi con un lungo applauso e un mazzo di palloncini bianchi liberati in aria, la comunità di Sant’Angelo Lodigiano ha salutato per l’ultima volta Giovanna Pedretti.

 

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