“Giovanna Pedretti non aveva bisogno di farsi pubblicità per lavorare”, l'ira di don Raimondi
Don Enzo Raimondi, il parroco che questa mattina a Sant’Angelo Lodigiano ha celebrato i funerali di Giovanna Pedretti, ristoratrice morta dopo essere finita al centro della cronaca per il caso della recensione omofoba e contro i disabili, è tornato a parlare all’Adnkronos dopo le dure parole delle esequie: «Sant’Angelo non ha bisogno che Giovanna venga riabilitata. Chi la conosceva non è stato assolutamente scalfito dai giudizi che si è permesso di dare chi non l’aveva mai vista. Forse è per loro che dev’essere riabilitata, ma questo a noi non interessa più di tanto».
Una «celebrazione molto partecipata come mi aspettavo, ma anche molto composta. Nella basilica c’erano tante persone in piedi, eppure è stata silenziosa e raccolta. E questa partecipazione è stata l’ennesima attestazione di stima e di amicizia, di riconoscenza, che gli abitanti di Sant’Angelo hanno maturato nel tempo nei confronti di Giovanna», dice don Enzo, che ha celebrato i funerali di Pedretti insieme ad altri sei sacerdoti. Accanto a lui i parroci «che sono stati qui in passato, e anche questo è un segno che dice la nostra vicinanza alla famiglia. Alcuni dei sacerdoti avevano un rapporto di amicizia con Giovanna con cui hanno avuto occasione di collaborare per sostenere alcune iniziative». La ristoratrice era nota in paese per le sue iniziative solidali, in particolare nei confronti dei disabili, ma non solo. Aveva promosso la ’pizza sospesa’. Un progetto che di anno in anno veniva sostenuto dagli abitanti di Sant’Angelo Lodigiano, perché qui - evidenzia il sacerdote - «la gente si fidava di lei».
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Per questo i dubbi sull’autenticità della recensione omofoba e contro i disabili denunciata da Giovanna Pedretti non hanno toccato il paese in cui la ristoratrice 59enne viveva. «Sicuramente non aveva bisogno di farsi pubblicità per lavorare. Il locale era piccolo, non aveva alcun problema a riempirlo. Anzi una delle prime cose che mi ha detto è che era tirata con il lavoro perché faceva fatica a trovare un addetto di sala e doveva correre dalla cucina a servire ai tavoli», racconta don Enzo, parroco a Sant’Angelo da pochi mesi, ma cliente frequente della pizzeria ’Le Vignole’. «È stata una persona veramente carina nei miei confronti, mi ha manifestato simpatia e disponibilità fin dall’inizio e ha avuto per me parole di incoraggiamento. Probabilmente - osserva - le persone sono sensibili e attente agli altri quando loro per prime hanno attraversato momenti di fatica. Io di Giovanna posso dire solo bene, anche se la conoscevo da pochi mesi. La conferma la ho da altri che l’hanno conosciuta per anni e quando in tanti condividono la stima per qualcuno, significa che è ben riposta, perché la gente sa riconoscere il valore delle persone. Io mi fido del loro fiuto». Ora l’augurio è che, passato «il funerale, si possano avere la tranquillità e la serenità necessarie per riprendere piano piano la vita. Soprattutto i familiari, che hanno vissuto male questi giorni di clamore mediatico, adesso nell’intimità dovranno vivere l’assenza di Giovanna». Possono contare su «una città che è rimasta compatta e vicina a Giovanna e alla sua famiglia».