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Filippo Turetta rischia davvero l'ergastolo: ecco perché, i dettagli

Luca De Lellis
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Sta tutto in una parola chiave: premeditazione. È da questo nodo giudiziario che dipende il futuro, che sarà comunque dietro le sbarre, di Filippo Turetta, il ragazzo che poco più di due mesi fa ha ucciso la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. Ci sono infatti degli aggiornamenti per quel che riguarda il caso di femminicidio che ha sconvolto l’intero Paese, mobilitando anche il Parlamento a una reazione immediata. Nei prossimi giorni, riporta Il Giornale, l’attività investigativa entrerà nella sua fase clou, riavvolgendo il nastro a partire dalle perizie sui dispositivi elettronici (computer e cellulare) e sull'auto di Filippo Turetta delle quali si occuperà una squadra di esperti. Nell’eventualità che dagli accertamenti risultasse davvero limpida l'aggravante della premeditazione, per il 22enne originario di Torreglia, piccolo centro in provincia di Padova, rischierebbe davvero di profilarsi il quadro più infernale: l’ergastolo. 

 

 

Intanto i Ris di Parma, che hanno effettuato le prime analisi sulla vettura di Turetta rimpatriata dalla Germania dopo la fuga, hanno già comunicato il rinvenimento di tracce di sangue sparse ovunque. Ora quindi bisognerà attendere gli esiti di un esame particolare, la “bloodstain pattern analysis” per comprendere se Giulia abbia realmente ricevuto le coltellate letali all’interno dell’abitacolo. Secondo quanto scritto da PadovaOggi gli inquirenti propendono verso questa ricostruzione, e indicano come possibile momento chiave quello in cui Giulia Cecchettin viene caricata sui sedili posteriori del veicolo, con Filippo Turetta che pochi istanti dopo essere ripartito ferma nuovamente la macchina davanti al cancello di un'azienda, venendo ripreso dalle telecamere di videosorveglianza della stessa.

 

 

Al momento le accuse a carico dell’imputato sono di omicidio volontario e sequestro di persona, con l’aggravante della relazione affettiva avuta in passato con Giulia. Se dovessero però configurarsi le prove evidenti di una premeditazione, a quel punto sarebbe quasi impossibile scampare all’ergastolo. Tale è la ragione per la quale gli avvocati di Turetta continuano a battere la pista della perizia psichiatrica per il loro assistito. Intanto, dopo aver lasciato il reparto di Psichiatria per essere trasferito in Infermeria del carcere di Montorio Veronese, Filippo Turetta viene descritto come sempre più taciturno e con lo “sguardo perso” nel vuoto, tanto da spingere la direttrice della struttura Francesca Gioieni a tenerlo sotto una sorveglianza particolare: “Resterà in questo reparto finché lo riterrà necessario l’equipe multidisciplinare cui compete la valutazione”. Pur specificando: “Non si applicano trattamenti di favore nei confronti di nessuno”.

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