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Strage di Erba, “grandissima soddisfazione”. Il pg di Milano si toglie un macigno dalla scarpa

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La corte d’appello di Brescia ha detto sì alla revisione della strage di Erba. È stata fissata per l’1 marzo 2024, davanti alla seconda sezione penale, la prima udienza del processo di revisione della strage dell’11 dicembre 2006 che vede condannati in via definitiva all’ergastolo Rosa Bazzi e Olindo Romano. Davanti alla corte d’appello di Brescia dovranno sedere il procuratore generale, il collegio difensivo dei coniugi Romano, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, ma anche le parti civili ossia i familiari delle vittime tra cui Azouz Marzouk.

 

 

Nella strage della corte di via Diaz a Erba, sotto i colpi di spranga e coltello, morirono Raffaella Castagna, il figlio Youssef di soli due anni, la nonna del piccolo Paola Galli e una vicina di casa Valeria Cherubini. Il sì alla revisione del processo arriva dopo che nell’aprile scorso il pg di Milano Cuno Tarfusser aveva presentato una richiesta di revisione, iniziativa poi sostenuta da un’ulteriore richiesta da parte delle difese dei due condannati. L’udienza del primo marzo servirà per discutere, per la prima volta, se approfondire e come alcuni temi centrali nel processo, quindi davanti ai giudici ci sono tre strade: assoluzione, condanna, inammissibilità. La decisione di oggi arriva a sorpresa. Contro Olindo Romano e Rosa Bazzi c’è tutto quello (testimone oculare, prova scientifica e confessioni) che la pubblica accusa vorrebbe avere tra le mani per vincere un processo. A quasi 17 anni di distanza dai fatti, invece, Tarfusser e la difesa sono riusciti a rimettere in dubbio quanto i giudici - in ciascuno dei tre gradi di giudizio - non ha mai messo in dubbio. Lo fanno attraverso nuove prove, affidandosi ai progressi scientifici e tecnologici che racchiusi in tre grandi perizie, provano a restituire un’altra verità e a trasformare i colpevoli in possibili vittime di un errore giudiziario. Innocenti la cui condanna è frutto di «falsità».

 

 

«Sono contento, è una grandissima soddisfazione professionale che mi ripaga di tutta una serie di ostacoli, ostracismi e angherie degli ultimi tempi. Sono contento perché vuol dire che evidentemente non ho sbagliato», le parole di Tarfusser. «Più leggo gli atti e più ci credo, ora tocca alla corte di Brescia. Io sono professionalmente felice», la presa di posizione del magistrato.

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