L'appello di Natale di Papa Francesco: "Basta stragi di innocenti"
«Quante stragi di innocenti nel mondo: nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi, questi bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, dalle guerre». Dalla Loggia delle Benedizioni Papa Francesco pronuncia il tradizionale messaggio per la benedizione di Natale rivolge una preghiera per la Terra Santa, la martoriata Ucraina, la Siria, il Libano, lo Yemen, la Corea e l’Africa, tutte terre dilaniate dalla violenza. Il Pontefice denuncia il commercio di armi alimentato dai soldi pubblici e chiede «di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti, morti per mancanza di acqua e di pane; voce di quanti non riescono a trovare un lavoro o l’hanno perso; voce di quanti sono obbligati a fuggire dalla propria patria in cerca di un avvenire migliore, rischiando la vita in viaggi estenuanti e in balia di trafficanti senza scrupoli».
«Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme; lì, dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l’annuncio atteso da secoli: ’È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signorè», «la notizia che cambia il corso della storia!», sottolinea Francesco. «Dire ’si» al Principe della pace significa dire ’nò alla guerra - osserva -, e questo con coraggio: dire ’nò alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse«. Ma per dire »no« alla guerra bisogna dire »no« alle armi, prosegue il
Papa. »Perchè, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?«. Ricordando che »le trame del male "si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento", Francesco constata le tante stragi armate che »avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti! La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perchè si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre".
Il Pontefice quindi passa in rassegna tutti i conflitti che lacerano il mondo chiedendo la pace. Prima di tutto in Terra Santa: in Israele e in Palestina. Francesco abbraccia tutte le popolazioni, «in particolare le comunità cristiane di Gaza, la parrocchia di Gaza». «Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti». «Non si continui ad alimentare violenza e odio - continua nel suo appello -, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale». «Preghiamo per la pace in Israele e Palestina», esorta. E gli appelli di pace proseguono per la «martoriata Siria», per lo «Yemen ancora in sofferenza», per il «caro popolo libanese», «perchè possa ritrovare presto stabilità politica e sociale». E ancora: implora la pace per l’Ucraina e per il «suo martoriato popolo», e per l’Armenia e l’Azerbaigian. Ma Francesco non dimentica le «tensioni e i conflitti che sconvolgono la regione del Sahel, il Corno d’Africa, il Sudan, come anche il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan», auspica percorsi di dialogo nella penisola coreana come pure al continente americano, dove «si trovino soluzioni idonee a superare i dissidi sociali e politici, per lottare contro le forme di povertà che offendono la dignità delle persone, per appianare le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni». «Fratelli e sorelle, si avvicina il tempo di grazia e di speranza del Giubileo, che inizierà tra un anno. Questo periodo di preparazione - conclude Francesco - sia occasione per convertire il cuore; per dire "no" alla guerra e "si" alla pace; per rispondere con gioia all’invito del Signore che ci chiama".