i peggiori

Ferragni-Soumahoro, ciclone Sechi sulla sinistra e i suoi miti: "Caduta moralisti"

Chiara FerragniAboubakar Soumahoro hanno molto in comune. "Caduta moralisti", titola in prima pagina Libero che sovrappone la parabola discendente dell'imprenditrice e influencer e dell'ex paladino della sinistra, ma anche il caso a 5Stelle di Luca Pirondini. Il direttore Mario Sechi segnala il nuovo cartello stradale: “caduta moralisti” citando "il rinvio a giudizio dei parenti di Soumahoro (moglie, suocera e cognato, non si fanno mancare niente)", la stangata dell’Antitrust a Ferragni "per una storia di pandori" e "i grillini nel frattempo diventati contiani e specialisti nel sollevare il conflitto di interessi degli altri dimenticando soavemente il proprio".

 

 Ma qual è la morale che soggiace a questi casi apparentemente diversi? "Diciamo che c’è una lezione che viene dalla prassi (senza dover scomodare la teoria), perché le tre storie che abbiamo sfilettato (il Soumahoro, la Ferragni e il teatrante onorevole Pirondini) hanno un filo rosso: il complesso di superiorità antropologica della sinistra", commenta Sechi.

Soumahoro "è un eroe dei reietti degno di un racconto di Jack London, Ferragni è un’icona pop-progressista che influenza i giovani con il marketing sanremese del “sentiti diversa” (che è esattamente uguale al fatturato dell’azienda familiare)". Il direttore tira in ballo anche Antonio Scurati, lo scrittore intervenuto a Otto e mezzo l'altra sera tuonando sull'assalto della destra alla cultura italiana. "Agli intellettuali della sinistra colta che non coglie la realtà, sfugge puntualmente il flusso della contemporaneità, l’egemonia gramsciana (che Scurati ha evocato, sbagliando) oggi si esercita in luoghi che non sono quelli del primo Novecento - attacca Sechi - Le “casematte del potere” sono altrove e se la sinistra eleva Soumahoro a monumento, se la Ferragni e Fedez sono simboli di giustizia sociale (mentre esibiscono il lusso degli attici, l’oggetto del desiderio), se i Cinque Stelle sono il fregolismo di Giuseppe Conte, la cultura di cui Scurati è esponente resta quella di un’élite chiusa nella torre d’avorio".