criminalità

Roma, il patto criminale per far fuori Diabolik. Si riaprono le indagini

Nella cornice di un summit dedicato all'omicidio di Diabolik, l'élite della criminalità di Roma si è riunita per un incontro cruciale allo scopo di plasmare il futuro dell'equilibrio criminale nella Capitale. I capi presenti avevano un obiettivo chiaro: ridefinire rapidamente l'ordine criminale, anche a costo di un tributo di sangue. Il prescelto per questo sacrificio di risonanza era Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, una figura rispettata e temuta nel sottobosco criminale romano.

 

 

L'assemblea dei criminali, composta dai tre rivali di Piscitelli - Alessandro Capriotti, Leandro Bennato e Giuseppe Molisso - avrebbe deliberato la fine del boss, il criminale di spicco nella Città Eterna. Ciò, riferisce Repubblica, segna un ritorno su una pista già percorsa dalla procura di Roma. Con un'importante novità: i magistrati che inizialmente avevano richiesto l'archiviazione dei tre come presunti mandanti dell'omicidio Diabolik nel febbraio 2023 hanno ora deciso di riaprire le indagini, basandosi su nuovi elementi, indizi e tracce.

 

 

Attualmente, si tratta di un'ipotesi, poiché la procura non dispone ancora delle certezze e delle prove inconfutabili necessarie. Tuttavia, i procuratori Mario Palazzi, Giovanni Musarò e Francesco Cascini stanno lavorando con determinazione sul caso. La tesi alla base delle indagini si basa su un momento storico specifico: il 2019, un periodo in cui l'assetto della criminalità romana subiva continui cambiamenti a causa degli arresti. In questa fase, Piscitelli, leader degli ultras della Lazio e già da diversi anni ai vertici della gerarchia criminale romana, si dimostra ambizioso, intelligente e senza scrupoli. Intravede nuove opportunità di business e dinamiche di potere, mettendo in atto un progetto per scalare la gerarchia criminale in solitaria, relegando gli altri boss a ruoli secondari. Il luogo scelto per l'omicidio di Piscitelli, il parco degli Acquedotti, non è casuale, poiché è storicamente controllato dalla Camorra, aggiungendo un valore simbolico significativo all'atto criminoso. E, secondo il quotidiano, sembra impossibile che non ci sia stato l’assenso dei boss della zona per compiere un’azione del genere.