Guido Crosetto e il futuro delle forze armate: servizio volontario e riserva
«I tempi che viviamo e che vivremo ci chiederanno sempre di più forze armate professionali, formate, che sappiano che la vita militare non è una scelta facile e mette in conto anche di perdere la vita. Non è una cosa da leva obbligatoria». Il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto al Forum Adnkronos al Palazzo dell’Informazione, illustra i profili del futuro delle forze armate italiane. «Ripristinare la leva avrebbe poi un costo enorme. Non è stati mai quantificato ma sarebbe di diversi miliardi, e in un bilancio come il nostro dove li trovi?».
Crosetto ricorda invece che quella relativa a un periodo di servizio «su base volontaria è un’ipotesi su cui Camera e Senato stanno lavorando con diverse proposte su cui si potrebbe fare un ragionamento. E su cui innestare un altro ragionamento che va fatto, che è quello della riserva. Paesi come la Svizzera, ad esempio, hanno una riserva di forze armate che hanno fatto un percorso e che si attivano in caso di necessità. Come è successo in Israele di recente. Pensando a una riserva -aggiunge Crosetto- credo che si possa attingere a qualcuno che ha già una predisposizione, la prima riserva potrebbe essere quella di pensare a chi è già formato come le forze di polizia, anche lì su base volontaria. È un processo in corso: la Difesa, dopo quello che è successo in Ucraina e in Medio Oriente, evolve».
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La portata princiale del menù politico è il Meccanismo europeo di stabilità. «Il tema della discussione del Mes è parlamentare, io sono l’unico che votò contro con dichiarazioni anche forti, ma è un passaggio parlamentare e non governativo. Alla fine di questo percorso la maggioranza deciderà qual è la posizione e necessariamente sarà compatta. Ciò detto, è un tema parlamentare il Mes, fa parte del potere legislativo e non esecutivo, io ho la stessa posizione che avevo 12 anni fa e non me la rimangio, poi per fortuna non voto, non sono parlamentare...». Crosetto conferma che il voto non si terrà giovedì ma sicuramente slitterà «al prossimo anno». «Ora abbiamo due passaggi epocali davanti: questo venerdì il Consiglio sul bilancio d’Europa -come deve diventare, se deve trasformarsi e come dovranno contribuire gli Stati- che significa anche pensare se ci sarà un’accelerazione verso gli Stati Uniti d’Europa, quindi non è un dibattito solo tecnico ma molto politico. Poi ci sarà l’Ecofin prosegue Crosetto - dove ci sono diverse anime e impostazioni, sia per quanto riguarda i parametri sia per l’evoluzione del concetto che aveva determinato il Patto di stabilità, perché tutto può fare la politica tranne distruggere gli Stati perché si è posto 10 o 15 anni prima un obiettivo tecnico».