manovre europee
Draghi-Ue, il sospetto di Mario Sechi: "Azzardato". Cosa c'è dietro l'operazione
Il nome di Mario Draghi torna sul tavolo della politica che conta sulla scia del sostegno di Parigi che lo caldeggia per la guida della Commissione europea per il dopo Ursula von der Leyen. Quanto c'è di concreto e quanto di "tattico", sia da parte di Emmanuel Macron, regista dell'operazione, sia da parte dell'ex premier?. "Dopo la famosa conferenza stampa in cui, in carica come premier, ebbe l'azzardo di dire 'sono un nonno al servizio delle istituzioni' lo massacrammo, dicendo che voleva andare al Quirinale", spiega Federico Geremicca della Stampa, intervenuto nella puntata di sabato 9 dicembre di Stasera Italia weekend, su Rete 4.
Quindi "escluderei fino all'ultimo secondo" un pronostico, spiega spiegando che la carta Draghi per la guida del governo europeo è sul tavolo da tempo, da quando era premier. Su quante chance abbia per quell'incarico con la proposta di Macron, ammesso che venga portata avanti, è difficile da dire - continua Geremicca - noi esaltiamo molto Draghi per il famoso intervento del 2012, del 'whatever it takes', ma ebbe molti nemici, Germania in testa" perché la linea Draghi alla guida della Bce era "avversa al rigorismo tedesco".
Il dibattito continua con il conduttore Augusto Minzolini che chiede un commento al direttore di Libero, Mario Sechi: la premier Giorgia Meloni sosterrebbe Draghi come candidato alla presidenza della Commissione Ue? "Dipende dalle condizioni che si creeranno dopo il voto", spiega Sechi, "immaginare in un'Europa che deve riorganizzarsi da qui ai prossimi sette mesi per i prossimi anni, con candidature che sono frutto di decisione di cancelleria e di accordi più o meno visibili, come in questo momento, sarebbe un grave errore".
C'è poi un sospetto, più che legittimo: "Per come è venuta fuori questa storia... Insomma a pensar male ogni tanto ci sia azzecca", afferma il direttore che cita Giulio Andreotti. A cosa si riferisce? "Non vorrei che in realtà l'operazione sia per bruciare Draghi, perché poi l'effetto che si è prodotto in questo momento è quello". Insomma, per forza di cosa l'ex premier non può che dire no, come avvenuto, anche sulla scia del precedente del Quirinale. Poi c'è l'inevitabile no comment dell'Eliseo. Insomma, tutto pare "prematuro e azzardato", conclude Sechi, "non fa bene a Draghi e non fa bene all'immagine dell'Europa che deve cambiare, giustamente, adottando lo strumento elettorale".